C'erano una volta i pareri di congruità tecnico-economica del CNIPA (progetti di riforma)
Interlex pubblica la bozza del provvedimento di riordino del CNIPA, il Centro Nazionale per l'Informatica della Pubblica Amministrazione.
L'articolo 3, comma 3, modifica profondamente le soglie al di sopra delle quali le P.A. sono obbligate a richiedere al CNIPA (che, in futuro, pare, si chiamerà Digit@PA") un parere (non vincolante) sugli schemi di contratti concernenti l'acquisizione di beni e servizi informatici.
Attualmente il quadro è il seguente:
€ 154.937,06 (nel caso di procedura negoziata),
€ 309.874,13 (per procedura ristretta)
€ 619.748,27 (per procedura aperta).
Con la modifica, invece:
€ 1.000.000,00 (procedura negoziata)
€ 2.000.000,00 (procedura aperta o ristretta)
In buona sostanza scomparirà il controllo del CNIPA (o Digit@PA) per tutti gli acquisti di beni e servizi informatici che abbiano un valore inferiore al milione di euro, iva inclusa.
Non mi pare una scelta saggia, considerando i risparmi di spesa che le attuali soglie hanno assicurato nel corso degli anni e considerando, altresì, che si tratta di un settore in cui, per ragioni di diversa natura, gli sprechi del denaro pubblico sono stati e sono all'ordine del giorno.
Le domande più semplici spesso nascondono spesso risposte difficili: che cos'è la pirateria online?
Dopo due ore passate ad ascoltare le varie persone che si alternano sul palco della festa dei pirati, ho sempre meno certezze definitorie.
Sento raccontare storie che da un punto di vista strettamente legale sono da considerarsi "illecite", eppure... sono tutte storie che evidenziano un valore aggiunto prodotto dalle comunità rispetto ai prodotti culturali e di intrattenimento scambiati, che parlano di conservazione di documenti, di archiviazione decentralizzata, di memoria della creatività.
La pirateria dovrebbe essere ricondotta nel suo alveo naturale, le norme dovrebbero tornare ad occuparsi esclusivamente dello sfruttamento commerciale non autorizzato delle opere creative.
Oggi il Parlamento Europeo ha dato prova di equilibrio. Visto che l'argomento è Internet c'è da rallegrarsi, considerate le stravaganti proposte (Carlucci, D'Elia, Levi) dei politici nostrani che rispetto alla Rete nutrono sospetti e timori.
Al contrario il Parlamento Europeo, approvando con 481 voti favorevoli, 25 contrari e 21 astensioni la relazione di Stavros LAMBRINIDIS (PSE, EL), ha affermato che Internet "dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione" sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e "può rappresentare una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva".
Significativo, altresì, il passaggio in materia di proprietà intellettuale perchè espressione di quel sacrosanto contemperamento di interessi cui ogni buona legislazione su queste tematiche dovrebbe tendere. Il Consiglio è stato, infatti, invitato ad adottare una direttiva sulle misure penali finalizzate al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, vietando al contempo, il controllo e la sorveglianza sistematici di tutte le attività degli utilizzatori su Internet e garantendo che le sanzioni siano proporzionate alle infrazioni commesse.
Il Parlamento non ha mancato di stigmatizzare "talune eccessive restrizioni di accesso instaurate dagli stessi titolari di diritti di proprietà intellettuale" che finiscono per tradursi in forma di restrizione della libertà di espressione di terzi.
Sabato 28 marzo, ore 15.00, a Roma, nella cornice del Teatro delle Arti - piazza Giovanni da Triora (google maps), si terrà la Festa dei pirati, una giornata di incontri, dibattiti, alfabetizzazione digitale e performance artistiche. Dalle 10 del mattino fino alle 24 circa.
Parteciperò alla tavola rotonda pomeridiana sul tema "Ignoranti o diabolici? I politici all'assalto delle reti" con un intervento dal titolo "Moderatamente estremisti: politica, internet e pirateria".
Sarà l'occasione per rivedere un pò di amici. Se vi va, passateci a trovare.
La scorsa settimana, durante il South by SouthWest 2009, si è tenuta una conferenza nel corso della quale sono stati analizzati alcuni video generati dagli utenti per valutare quali, secondo due esperti legali, fossero da considerarsi "leciti", pur in assenza di autorizzazione dei titolari dei diritti.
Qualunque legale immagina già quale possa essere la valutazione finale: dipende.
Per ogni video (fatta eccezione, forse, per il primo selezionato, avente connotati spiccatamente politici) c'erano buone ragioni in un senso o nell'altro.
La considerazione che ne discende è che, se la legislazione pone l'intermediario - il gestore della piattaforma di hosting - in una posizione scomoda, in cui, nel dubbio, meglio rimuovere, ecco allora che, di fatto, anche quelle utilizzazioni rientranti nel concetto di "fair use" non hanno possibilità di sopravvivere.
E' un problema che fu sollevato anche da McCain nel corso dell'ultima campagna presidenziale americana, in una bella lettera a Google, la cui risposta fu, essenzialmente, "Lei ha ragione, facciamo tutto il possibile per prevenire gli abusi dei titolari dei diritti, ma la legge ci mette in una posizione scomoda".
In rete, la libertà di espressione è intermediata. Se non garantiamo gli intermediari, perdiamo quella libertà, senza bisogno di tirarla via da un testo di legge.
P.s. qualunque cosa ne pensiate dell'estensione del Fair Use, penso che concorderete sul fatto che quest'uomo è un genio :-)
Il Ministro Alfano vuole intervenire su YouTube... ma non sa che cos'è
"Intervenire su Youtube è difficoltoso perché si tratta di una rete ma quando avremo trovato il modo, lo faremo".
Questo è il virgolettato che Adnkronos attribuisce al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Si tratta della risposta alla domanda rivoltagli da un bambino prima di un incontro pubblico. Il piccolo aveva chiesto se il governo intendesse intervenire a tutela dei minori sui contenuti di Youtube.
Due osservazioni:
1. Che domanda singolare per un bambino
2. Non se ne può più: non passa giorno senza che un rappresentante della classe politica perda occasione per mostrare la propria incompetenza in fatto di rete.
Si può lanciare una moratoria? Possiamo impedire ai nostri politici di occuparsi di Internet per almeno 12 mesi? Mi pare evidente che reputino la rete niente altro che un covo di pirati, pedofili e terroristi, un posto da tenere sotto stretto controllo.
Ministro, per favore, lasci perdere YouTube e si occupi di dare a questo paese una giustizia in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Si occupi di fare in modo che un processo civile si chiuda in sei mesi e non in sei anni.
Ministro, per favore, Lei ha cose più importanti di cui occuparsi: lasci perdere YouTube.
Che gran lavoro hanno fatto tutti quelli che si sono ritrovati intorno all'idea del RomaEuropaFAKEFactory. Questo pomeriggio avrei dovuto essere con Salvatore (Iaconesi), Oriana (Persico) e gli altri per definire i dettagli della conferenza di venerdì mattina al Senato ma, per impegni lavorativi, non ce l'ho fatta.
Il programma delle inziative lo trovate qui sopra e sul sito
Si parte venerdì mattina con il REFFerence, dalle 10 alle 14:30, via di S. Chiara 4, Roma
Si prosegue sabato pomeriggio con REFFternoon, alle 18, presso la libreria caffè FLEXI, via clementina 9, Roma. Ci sarà la presentazione del libro "La baia dei pirati - Assalto al Copyright", con l'autore Luca Neri.
Gran finale sabato sera: REFFjected Party, al NEO club, via degi Argonauti 18, Roma. Ingresso gratuito.
Ieri su "Il Sole 24 Ore" è stato pubblicato un interessante articolo a firma di un amico e collega, Andrea Stazi, dal titolo "Cultura digitale, un mercato ancora da definire".
L'articolo ripercorre le ultime vicende relative alla regolamentazione della creatività in ambienti digitali.
C'è un passaggio che ho particolarmente apprezzato perchè tira via un pò di (dannosa) ipocrisia dai discorsi che si sentono in giro: "...i video immessi in rete dagli utenti traendoli, ad esempio, da trasmissioni televisive protette da copyright rappresentano "cultura digitale"? A questa domanda si potrebbe rispondere spesso no, tutte le volte in cui questi contenuti risultano opere creative di mero intrattenimento.... Per simili ipotesi, non sembrano venire in rilievo la libertà dell'informazione o della cultura..."
E' una posizione che condivido fortemente e che ho già espresso in occasione della vicenda The Pirate Bay.
Il fatto che il copyright venga utilizzato come novello strumento di censura è sempre più evidente. Tuttavia, per poter essere credibili quando lo si denuncia, bisogna anche essere categorici nell'affermare che, ad esempio, la rimozione da youtube dei video de "I Cesaroni" non c'entra niente con la libertà dell'informazione e della cultura.
Creativity always builds on the past... let's remix it ;-)
Prendi un pò di video pubblicati su YouTube. C'è un tizio che suona la tromba, un altro che suona la batteria, c'è chi canta nel salotto di casa, chi semplicemente fa dei rumori. Mettili insieme, falli suonare insieme, come fossero un'orchestra... senza che si siano mai conosciuti, senza che neppure l'abbiamo mai pensato.
Fai questo e ottieni: Thru-you. Fai questo e ottieni una nuova forma d'arte. Fai questo e ottieni valore aggiunto.
Ho apprezzato, particolarmente, il passaggio in cui Adriana sottolinea come, rispetto alla nostra normativa sul diritto d'autore, l'anonimato rappresenti non un disvalore ma, al contrario, uno di quei diritti morali che il legislatore accorda all'autore, una delle modalità con le quali egli si relaziona alla propria opera.
Settimo Potere: Il Ciberspazio tra copyright e anticopyright (autopromozione)
Lunedì prossimo, 16 marzo, grazie al gentile invito di Gennaro Francione, sarò ospite della trasmissione D.A.S.E.IN (Diritto, Arte, Socialità e Informazione), diretta da Raffaele Festa Campanile.
Si parlerà di copyright e anticopyright nel ciberspazio.
La trasmissione va in onda su RomaUno (su analogico CH 31, su satellite SKY CH 860) alle 18:00.
Sarà anche l'occasione per presentare l'evento "Freedom To Remix - Politiche Culturali e gestione della proprietà intellettuale nell'era contemporanea: presentazione del concorso internazionale RomaEuropaFAKEFactory", che si terrà il 20 Marzo 2009. in Via di S. Chiara - Roma, Senato della Repubblica.
I forum on-line - spiega la Cassazione - "sono una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole e agli obblighi cui è soggetta la stampa (come indicare un direttore responsabile per registrare la testata) o può giovarsi delle guarentigie in tema di sequestro che la Costituzione riserva solo alla stampa".
Poi leggendo l'articolo "Caccia alla streghe su Internet" su Wired.it, ho scoperto che il Sen. Vincenzo Vita (PD) la pensa esattamente come me (“Non ho votato l'emendamento perché nonostante originasse da buone intenzioni, la sua scrittura era tecnicamente pericolosa. Non c'è bisogno di nuove leggi, c'è troppa enfasi normativa in questi settori. Con le leggi attuali già oggi se c'è un'indagine che accerta responsabilità definite, il sito può essere oscurato. L'emendamento D'Alia, oltre che dannoso per la sua ampiezza e indeterminatezza avrebbe delle conseguenze profondamente inutili, di tipo censorio”).
Completo il ragionamento con questo raffronto... ditemi voi se il combinato disposto dell'articolo 14, comma 3 (che riporto qui sotto) e 16, comma 3 (citato in un precedente post), D.lgs 70/2003 non può portare ad affermare (forse un pò provocatoriamente) che l'emendamento D'Alia è legge dello Stato... dal 2003.
Comma 1 dell'Emendamento D'Alia, nel testo approvato al Senato:
Art. 50-bis. (Repressione di attivita` di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet)
1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attivita` di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attivita` indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.
Vs.
Articolo 14, comma 3, Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 70
Art. 14 (Responsabilita' nell'attivita' di semplice trasporto - Mere conduit-)
1. Nella prestazione di un servizio della societa' dell'informazione consistente nel trasmettere, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un destinatario del servizio, o nel fornire un accesso alla rete di comunicazione, il prestatore non e' responsabile delle informazioni trasmesse a condizione che: a) non dia origine alla trasmissione; b) non selezioni il destinatario della trasmissione; c) non selezioni ne' modifichi le informazioni trasmesse. 2. Le attivita' di trasmissione e di fornitura di accesso di cui al comma 1 includono la memorizzazione automatica, intermedia e transitoria delle informazioni trasmesse, a condizione che questa serva solo alla trasmissione sulla rete di comunicazione e che la sua durata non ecceda il tempo ragionevolmente necessario a tale scopo. 3. L'autorita' giudiziaria o quella amministrativa, avente funzioni di vigilanza, puo' esigere, anche in via d'urgenza, che il prestatore, nell'esercizio delle attivita' di cui al comma 2, impedisca o ponga fine alle violazioni commesse.
Molti gli spunt su cui riflettere: andiamo per ordine (alfabetico)
Bollino SIAE: "Affidarsi ancora al contrassegno SIAE sarebbe come combattere le guerre spaziali con il triplano del barone rosso. Utile nella prima guerra contro la pirateria, ma ormai arma spuntata e superata nell’era di clone war. Ripristinarlo sarebbe soltanto controproducente per l’industria e senza efficacia contro il fenomeno". Questa la posizione espressa dalla FIMI. Totalmente d'accordo. Chissà se la SIAE provvederà a diffidarla nuovamente.
Capro espiatorio (Danni): "La stima del danno causato dal p2p in Italia è di 300 milioni di euro l’anno". Nessuno è mai riuscito ad ottenere risposta sulla provenienza di questo dato e sulle modalità di calcolo. Mi auguro che non si consideri seriamente attendibile l'equivalenza file scaricato / acquisto mancato. Del resto che non ci sia questa equivalenza lo dice, indirettamente, anche la FIMI, nei dati della sua presentazione al Comitato: citando una ricerca della Fondazione Einaudi, si fa presente come il 62% di coloro che hanno scaricato illegalmente non ha registrato alcuna variazione nella propria propensione al consumo dei prodotti scaricati. In realtà è tutto il fenomeno del p2p che andrebbe fortemente ridimensionato. Se si prendono i dati del rapporto Istat 2008 "Cittadini e Nuove Tecnologie", ci si rende conto come il fenonemo del p2p, nel nostro paese, sia estremamente limitato, grosso modo il 10% di coloro che hanno una connessione (lo stesso rapporto indica che a connettersi ad Internet sia il 40,2% della popolazione dai sei anni in su). Praticamente si tratta del 4% della popolazione.
DRM: sempre dal sito della FIMI "Secondo Mazza la miglior risposta alla diffusa illegalità su Internet è data da un bilanciamento tra una più attenta applicazione delle norme - che quando attuate hanno portato risultati - e una forte spinta sull'offerta legale che consente ai consumatori di accedere a sempre maggiori contenuti leciti, a basso costo e senza DRM". Come cambiano i tempi! Fino a qualche anno fa chi sosteneva che i lucchetti digitali erano un enorme danno per il mercato, che non combattevano la pirateria vera, ma umiliavano solo il consumatore costretto a comprare una fregatura (che rivelandosi, poi, tale lo induceva a non acquistare più) veniva guardato con una certa compassione, incapace com'era di comprendere il "nuovo che avanza". Ora la musica con drm non la vuole più nessuno: se ne sono accorti proprio tutti. Per fortuna.
Sanzioni e Soluzioni: come c'era da aspettarsi, la FIMI abbraccia il modello Sarkozy. Disconnessione dalla rete per violazione del diritto d'autore. Naturalmente ad essere disconnesso è il titolare dell'abbonamento, non necessariamente l'autore della violazione. Ma si sa, questi sono dettagli da garantisti... e quando hai a che fare con i "terroristi" della rete non si può andare troppo per il sottile. Scompare anche l'idea del Three Strikes... a favore di un più concreto DASPO online, con provvedimento del Questore. Il DASPO, per chi non lo sapesse, è il divieto di accedere alle manifestazioni sportive emesso nei confronti di soggetti considerati pericolosi... non faccio ulteriori considerazioni... stasera, però, quando incontrerete vostro figlio sappiate che, con tutta probabilità, vi trovate di fronte ad una persona pericolosa.
In effetti la disoccupazione va tutelata... e siccome non è semplice farlo (chi perde il lavoro, metti mai che lo ritrovi, che si fa?) il governo ha adottato delle linee guida affinchè tutti possano fare la loro parte.
Questa volta non è You Tube (ovvero RCS, RTI e il Grande Fratello)
il 2 marzo 2009, il Tribunale di Milano, a seguito della richiesta di provvedimento di urgenza da parte di RTI, che lamentava la violazione dei propri diritti esclusivi, ha ordinato a RCS di interrompere immediatamente la diffusione sul sito www.corriere.it di video relativi a varie trasmissioni Mediaset tra cui "Grande Fratello".
La notizia è riportata dalle varie agenzie grosso modo così, con un messaggio chiaro: la diffusione di quei filmati è da considerarsi illecita.
Questa mattina, però, su "Il Sole 24 Ore - Finanza e Mercati", c'è un'aggiunta che indurrebbe a riflessioni diverse: "RCS precisa che i giudici hanno ordinato di ritirare solo 4 video sui 59 disponibili sul sito".
RCS, infatti, ha fatto valere quanto previsto nell'articolo 65, comma 2, L.d.A. in forza del quale "2. La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell'autore, se riportato".
Insomma, quanto meno ai fini dell'emissione (o meglio, "non" emissione ) di un provvedimento cautelare, i giudici milanesi hanno ritenuto che la comunicazione al pubblico di 55 di quei 59 video era ed è assolutamente lecita.
La vittoria, al primo round, è stata di RCS e non di RTI. Sul punto interessanti le considerazioni di Marco Pratellesi su MediaBlog.