Sul Sole 24 Ore di Lunedì è stato pubblicato un articolo molto interessante a firma del Prof. Vincenzo Zeno-Zencovich dal titolo “Una rete infinita tra abusi e garanzie”. Argomento: la privacy.
C’era una volta il Grande Fratello di George Orwell, dove il GF era l’autorità pubblica interessata a schedare tutti i cittadini utilizzando le tecnologie informatiche. Bene, dice il professore, sono state inizialmente messe in campo leggi per proteggere il cittadino dall’invadenza dello Stato, senza rendersi conto che progressivamente lo scenario mutava e con esso il soggetto deputato alla raccolta dei dati. Non uno Stato invadente, ma milioni di imprese private, non un Big Brother ma un Big Business.
Seconda osservazione: è diventato quasi impossibile sottrarsi alla raccolta di dati che ci riguardano, se non adottando condotte a-sociali. Anche in questo caso, l’osservazione coglie nel segno. Ed anzi sottace un fenomeno assai interessante come quello dei siti di social networking (Facebook et similia) dove ci si compiace dell’agire in una sorta di acquario in cui tutti siano in grado di vedere tutto. Fa parte del gioco, lo rende divertente.
Terza osservazione: la privacy viene sempre più usata come merce di scambio per la sicurezza. Sostiene il professore: “la raccolta di dati da parte sia dello Stato che dei privati (spesso questi ultimi fungono attività ausiliare del primo) viene vista come uno strumento importante per la tutela della propria incolumità”.
Questo è l’aspetto che trovo di maggiore interesse perché si collega alla manifestazione prevista per il prossimo 11 ottobre “Libertà, non paura” che a questo ricatto (meno privacy se si vuole più sicurezza) cerca di sottrarsi.
In quella circostanza il consulente tecnico di Mediaset è l'assai noto (e assai bravo) Matteo Flora;
Matteo Flora diviene consulente tecnico degli avvocati italiani che difendono The Pirate Bay. La consulenza è prestata pro bono: lo fa, insomma, senza prenderci una lira;
Si potrebbe, allora, dire che Mediaset ha pagato la consulenza tecnica a supporto della richiesta di dissequestro di The Pirate Bay :-)
Insomma qualche spezzone de "I Cesaroni" su You Tube non lo si deve più vedere, in cambio però si può cercare su The Pirate Bay tutta le serie.
Come si può leggere nel provvedimento qui accanto, il Tribunale di Bergamo ha annullato il decreto di sequestro preventivo emesso in data 1 agosto u.s. nei confronti di The Pirate Bay.
Un provvedimento che aveva fatto assai discutere sia con riferimento alla sua adozione che con riferimento alle modalità attuative. Non ritorno sul punto visto che sul blog di Daniele Minotti potete trovare tutto quello che c'è da sapere sull'argomento.
E' una vicenda, tuttavia, che va oltre il singolo caso concreto ed impone qualche ulteriore riflessione.
C'è bisogno, in sede di riforma della direttiva comunitaria sul commercio elettronico, di una disposizione che offra precise garanzie per i c.d. information location tools, possibilmente in maniera più ampia di quanto avviene nel DMCA statunitense. In assenza si corre il rischio, come nel caso di specie, che un'altra disposizione di garanzia, quella a tutela dell'attività di "mere conduit" finisca per essere utilizzata con finalità totalmente distorsive, per avallare improbabili provvedimenti di sequestro.
C'è bisogno, al contempo, di decidere da che parte stare: the pirate bay non può essere un simbolo di libertà, perchè con la libertà di espressione non c'entra nulla. Aiutare nella ricerca di file torrent di Kung Fu Panda mentre mi si invita a "meet girl from your area" (uno dei tanti banner pubblicitari che appaiano sul sito) non c'entra proprio nulla con la libertà di espressione.
Si può condurre una personalissima battaglia contro l'attuale gestione dei diritti degli autori, si può ritenere che alcune condotte rappresentino una sorta di autotutela messa in campo contro lo strapotere delle major (magari però tiriamo via i banner ammiccanti), ma se si ha davvero a cuore la libertà di espressione si dica che gli attentati alla stessa albergano altrove, nelle migliaia di video rimossi da you tube perchè in sottofondo si sente questo o quel brano, o perchè compaiono frammenti i cui diritti sono detenuti da questa o quell'altra casa cinematografica.
Il rischio è apparire ipocriti e scrocconi. Non è una bella immagine.
Save the date: 11 ottobre 2008, giornata europea"Libertà, non paura 2008 - fermiamo l'escalation della sorveglianza".
La manifestazioneitaliana si terrà a Roma. Qui e Qui trovate tutte le informazioni del caso.
Nei prossimi giorni cercherò di illustrare gli aspetti dell'evento che reputo di maggiore interesse, nel frattempo, se lo ritenete diffondete la notizia e l'immagine all'inizio del post.
Segnalo questo post di Simone Aliprandi. Un'interessante riflessione sul mondo dei giovani liberi professionisti. Spesso liberi solo di lavorare senza percepire alcunchè.
Però vuoi mettere ordinare i biglietti da visita con su scritto: "avvocato"?
L'idea è frutto di qualche discussione in lista Frontiere Digitali sull'efficacia delle azioni messe in campo finora.
La mia idea è che la difesa dei diritti digitali richieda un'azione congiunta delle associazioni che negli ultimi anni hanno dedicato tempo ed energia alla tutela delle libertà fondamentali nel ciberspazio. La proliferazione di sigle e l'eccessiva frammentazione costituiscono un limite che rischia di rendere inutile ogni iniziativa.
Occorre trasformare mille sussurri in un grido.
Ecco perchè mi sono fatto promotore dell'idea di una Federazione per la difesa dei Diritti Digitali. Un soggetto unitario in grado di rappresentare un megafono per le azioni portate avanti nelle "frontiere digitali".
Microsoft? "...il partner strategico per contribuire in maniera significativa alla diffusione dell'informatica e al superamento del digital divide nell'ambito delle amministrazioni pubbliche".
Questo è quanto si legge nelle premesse al Protocollo d'Intesa sottoscritto da Microsoft con il Ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione e il Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Il protocollo ha per oggetto "la realizzazione di un progetto di dematerializzazione di fascicoli e pratiche di un ufficio del personale".
Mi lascia perplesso questo modo di operare della PA e, in tutta sincerità, lo trovo profondamente discutibile anche in punto di diritto.
Non è sufficiente che non ci siano oneri a carico dello Stato per privilegiare un operatore commerciale rispetto ad un altro, finendo inevitabilmente per garantirgli (come se nel caso di specie ce ne fosse bisogno!) una posizione di privilegio per il futuro.
Questa volta il Ministro Brunetta avrebbe dovuto e potuto fare meglio: niente premio di produzione per il 2008? :-)
Lo segnala Oriana Persico sulla lista di Frontiere Digitali e volentieri lo riporto qui, in calce.
A proposito... ma che fine ha fatto il regolamento attuativo del famoso comma 1-bis dell'art. 70 l.d.a.?
Si svolge il 3, 4, 5 ottobe al S.A.L.E. Docks di Venezia (Magazzini del sale, Dorsoduro 187-188) l'ahaCamping, l'incontro nazionale degli iscritti alla mailing-list aha@ecn.org. La mailing list AHA, ospitata dal server indipendente Isole Nella Rete, e' nodo del progetto di networking AHA:Activism-Hacking-Artivism <www.ecn.org/aha>, fondato nel 2001 da Tatiana Bazzichelli aka T_Bazz, e che nel 2007 e' stato premiato al Festival ARS Electronica di Linz con una menzione onoraria.
L'ahaCamp nasce dall'esigenza dei circa 600 iscritti ad aha@ecn.org di incontrarsi per la prima volta di persona, per riflettere sulle tematiche dell'attivismo artistico, politico e tecnologico, in una situazione che e' molto diversa rispetto a quella in cui la lista ha avuto inizio. Sono al centro dell'incontro temi come l'analisi del Web 2.0 (in termini economici, sociali e tecnologici), i rapporti fra attivita' artistica e tecnologie digitali, la decostruzione linguistica e relazionale della pratica di "comunicazione", per dirne solo alcuni. L'incontro si propone di creare rete, di mettere in condivisione progetti e di costruire nuove operazioni per il futuro in ambito artistico e tecnologico. L'ahaCamp nasce quindi come uno spazio di dialogo e di condivisione di conoscenze, con l'obiettivo di apprendere e diffondere pratiche e saperi in un ambiente libero e senza censure.
Adottando la stessa strategia degli Hackmeeting, l'ahaCamp viene organizzato e gestito direttamente dai partecipanti, che possono proporre seminari o progetti che intendono condividere, tanto sulla lista quanto sul wiki, aperto e libero, creato appositamente per l'occasione (http://isole.ecn.org/aha/camper/): uno spazio nomade che offre ulteriori possibilita' rispetto alla lista per condividere progetti, idee, file, video, documenti, musica, ecc..
AHA:Activism-Hacking-Artivism e' un progetto di networking artistico fondato nel 2001 da Tatiana Bazzichelli aka T_Bazz. AHA e' un'opera di networking realizzata da soggetti sempre diversi e attivata dalla contaminazione/integrazione di molteplici media ed eventi, in cui il filo conduttore è l'hacktivism e l'attivismo artistico e politico. AHA: Activism-Hacking-Artivism si focalizza sulle collettivita' attiviste in Italia e all'estero che usano i media in forma indipendente, attraverso mostre, eventi, incontri organizzati da T_Bazz insieme a curatori sempre diversi. Nodo fondamentale del progetto AHA e' la comunità che si sviluppa nella mailing-list aha@ecn.org, nata il 30 dicembre 2002. La mailing-list e' moderata da T_Bazz (Tatiana Bazzichelli), Eo_Call (Eleonora Calvelli) e Lo|Bo, conta ad oggi quasi 600 iscritti ed e' sorella della mailing-list internazionale Nettime. Il progetto AHA: Activism-Hacking-Artivism e' stato premiato nel Settembre 2007 nell'ambito dell'ARS Electronica Festival di Linz (AU) ricevendo una Honorary Mention nella categoria Digital Communities del Prix Ars Electronica.
Sfoglio il Sole 24 Ore di oggi, arrivo a pagina 17. Leggo il titolo: "In Somalia pirati all'offensiva". Mi chiedo: "Cosa cavolo c'entrano Internet e la pirateria con la Somalia?" .
Deformazione professionale: si parla di pirati veri, quelli che assaltano le imbarcazioni.
Il Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, istituirà a breve, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un tavolo tecnico contro la pirateria.
Va da sè che la pirateria, cioè lo sfruttamento su scala commerciale di opere dell'ingegno di cui non si detengono o di cui non sono stati corrisposti i relativi diritti, è un fenomeno da condannare senza riserva alcuna.
Il problema è che negli ultimi anni, complici campagne stampa ai limiti del terrorismo e un legislatore fin troppo accondiscendente, siamo diventati tutti un pò pirati. E questo non va bene.
Serve equilibrio tanto nel valutare lo scenario attuale, quanto nel proporre soluzioni.
Ora, se si costituisce un tavolo tecnico sulla pirateria e ci si "dimentica" di invitare una quasivoglia rappresentanza degli utenti della rete, di coloro che in prima persona hanno pagato e pagano per una caccia alle streghe che nulla ha a che fare con il rispetto dei sacrosanti diritti degli artisti e molto ha a che fare con gli interessi decadenti di un'imprenditoria incapace di relazionarsi con il nuovo, se ci si dimentica di fare questo, allora vuol dire che non si vuole affrontare seriamente il problema.
La storia insegna che chi si chiude all'interno del palazzo mentre fuori il popolo rumoreggia non ha poi alcun futuro da raccontare.
Il produttore televisivo, Pietro Valsecchi, rilascia a RaiSat Extra un dichiarazione da far saltare sulla sedia (alcuni): "Scaricate sempre, scaricate tutto. Anzi, fotocopiate pure i libri di testo che costano un sacco di soldi".
Sulle pericolose conseguenze di tali affermazioni, stante l'attuale scenario normativo, non ritorno visto che ne ho appena parlato nel precedente post.
Quello che mi pare interessante è invece la seconda parte della dichiarazione rilasciata da Valsecchi: "Si fanno troppi convegni sulla pirateria, il paese ha altri problemi. La fiction 'I liceali', da noi prodotta, e' stata trasmessa prima da Mediaset Premium, vista, scaricata, trasmessa poi dalla tv generalista e nonostante tutto cio', una volta fatti i dvd, ne abbiamo venduti tantissimi. La pirateria e' un problema molto marginale, basterebbe pagare forse lo 0,50. Ben vengano i ragazzi che scaricano. La cultura va divulgata, e' un bene che vi si possa accedere facilmente".
E' un passaggio che, in qualche modo si riallaccia allo splendido articolo di Leonardo Maccari, su Punto Informatico, il cui eloquente titolo è "La retorica della Pirateria".
C'è insomma la sensazione che la "retorica della Pirateria" sia alimentata ad arte da un'industria "piagnona" che ha visto nel giro di un decennio completamente sconvolto il proprio mercato di riferimento e che non perde occasione per fare pressione sul legislatore di turno per farsi approvare normative a tutela di una stalla da cui i buoi sono scappati da un pezzo.
Sui libri di testo online non servono le provocazioni
Come noto, il D.L. 112/2008, convertito in legge 133/2008, contiene una disposizione rubricata "Costo dei libri scolastici" che così recita:
Art. 15.
Costo dei libri scolastici
1. A partire dall'anno scolastico 2008-2009, nel rispetto della normativa vigente e fatta salva l'autonomia didattica nell'adozione dei libri di testo nelle scuole di ogni ordine e grado, tenuto conto dell'organizzazione didattica esistente, i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. Gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente.
2. Al fine di potenziare la disponibilita' e la fruibilita', a costi contenuti di testi, documenti e strumenti didattici da parte delle scuole, degli alunni e delle loro famiglie, nel termine di un triennio, a decorrere dall'anno scolastico 2008-2009, i libri di testo per le scuole del primo ciclo dell'istruzione, di cui al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, e per gli istituti di istruzione di secondo grado sono prodotti nelle versioni a stampa, on line scaricabile da internet, e mista. A partire dall'anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista. Sono fatte salve le disposizioni relative all'adozione di strumenti didattici per i soggetti diversamente abili.
3. I libri di testo sviluppano i contenuti essenziali delle Indicazioni nazionali dei piani di studio e possono essere realizzati in sezioni tematiche, corrispondenti ad unita' di apprendimento, di costo contenuto e suscettibili di successivi aggiornamenti e integrazioni. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, sono determinati:
a) le caratteristiche tecniche dei libri di testo nella versione a stampa, anche al fine di assicurarne il contenimento del peso;
b) le caratteristiche tecnologiche dei libri di testo nelle versioni on line e mista;
c) il prezzo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa dell'intera dotazione libraria per ciascun anno della scuola secondaria di I e II grado, nel rispetto dei diritti patrimoniali dell'autore e dell'editore.
4. Le Universita' e le Istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, nel rispetto della propria autonomia, adottano linee di indirizzo ispirate ai principi di cui ai commi 1, 2 e 3.
Riporto dal sito del Codacons: "Ogni classe – spiega il presidente Rienzi – può acquistare un solo libro ed inserirlo on line attraverso il nostro sito, così da renderlo stampabile per ogni studente. Con tale iniziativa vogliamo applicare subito l’art. 15 della legge 112/08 – prosegue Rienzi – che consente già per l’anno scolastico ai blocchi di partenza di accedere gratuitamente ai testi disponibili su internet".
Siamo impazziti? E' consapevole Rienzi delle conseguenze, finanche penali, cui potrebbero andare incontro le persone che dessero seguito al suo invito?
E cosa c'entra l'applicazione dell'articolo 15 sopra citato? Quando la norma dice "Gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente", presuppone che quei testi siano legittimamente disponibili online.
Premetto che, come ho già avuto modo di dire, la norma mi sembra inutile per combattere il caro libri, giacchè la sostituzione di una tecnologia con un'altra non appare, in questa specifica ipotesi, in grado di produrre alcun beneficio... anzi.
Se, però, si vuole sfruttare bene quell'articolo 15, se ne valutino in fondo le potenzialità, si faccia una campagna per l'adozione di licenze Creative Commons in ambito scolastico, si guardi a progetti come CC learn.
Ecco, quello sarebbe un modo saggio di sfruttare le potenzialità del digitale. Non chiedere il "solito" atto di pirateria.
Mi pare di particolare rilievo l'interrogativo circa la conservazione del documento e la marcatura temporale dello stesso. Elemento, quest'ultimo su cui occorre riflettere, dal momento che la norma in questione non prevede alcun obbligo che al documento informatico sottoscritto digitalmente sia associata una marca temporale che conferisca così all'atto di cessione data certa. Al contrario l'atto di cessione "cartaceo", dovendo essere autenticato, avrà una data certa opponibile ai terzi. Una dimenticanza non da poco nella stesura della norma.
Altro aspetto: la conservazione. Parlare di documenti informatici, significa assumere un diverso approccio mentale. Il bit è assai più volatile dell'atomo: la mia tesi di laurea, in cartaceo, risulta perfettamente legibbile a distanza di anni e senza che io abbia dovuto compiere particolari operazioni di conservazione. Mi sono limitato a riporla in libreria. La sua versione digitale, qualora non avessi proceduto ad un'operazione di riversamento, sarebbe oggi illegibile.
Problema non da poco conto quando a parole antiche corrispondono significati (ed azioni) nuovi.
Infine, il documento informatico sottoscritto digitalmente scade, perchè scade il certificato di firma su cui è basato. Il documento cartaceo sottoscritto in maniera autografa, no.
Sono entrambi firmati. Richiedono accorgimenti diversi. Soprattutto se devono essere utilizzati in ambito giudiziale a distanza di anni.
Via Gennaro Francione ho appreso di una nuova sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Roma in un caso di mancata apposizione del Bollino SIAE a supporti CD e DVD.
La conseguenza è che la mancata notifica da parte dello Stato italiano ha determinato un vizio di adozione delle norme tecniche nell’ambito delle norme penali sul diritto di autore relative all’assenza del contrassegno SIAE e, dunque, l’insussistenza del fatto reato contestato.
Copyleft Festival 2008: quattro giorni di dibattiti, incontri, musica e spettacoli per parlare di copyleft e licenze creative commons. Dall’11 al 14 settembre Arezzo sarà la capitale della libera circolazione di idee e del sapere. La rassegna, organizzata dall’Associazione InProspettiva si svolgerà nelle piazze centrali di Arezzo e vedrà decine di ospiti interagire con il pubblico.
Dal dibattito sui beni comuni con il matematico e informatico Philippe Agrain al racconto su Licio Gelli frutto del lavoro dell’officina narrativa Kai Zen, dal concorso Corti in Creative Commons alla tavola rotonda su letteratura di genere e critica sociale, passando per la proiezione di Zero, film inchiesta sull’11 Settembre 2001, i disegnatori di IUK e quelli della Scuola Internazionale di Comics, gli spettacoli teatrali di Saverio Tommasi e Christian Biasco, la satira di Daniele Caluri ed Emiliano Pagani, la musica di Homework e Reddarmy, i libri di Alegre, Stampa Alternativa, Gaffi, il fumetto di Becco Giallo, i dibattiti sul futuro della musica, del software open source, il bar camp sui newmedia, i workshop di fumetto e letteratura: questo ed altro ancora è Copyleft Festival 2008.
Più di 35 eventi in quattro giorni, 80 ospiti, quasi trenta collaborazioni con realtà spesso molto diverse tra loro, da Arcoiris ad Arci, dalla campagna Coop “Il cuore di scioglie” all’iniziativa “No Pago” a cui aderiranno le biblioteche della provincia di Arezzo. Tanti gli ospiti, autori scrittori, disegnatori tra cui anche Giancarlo de Cataldo protagonista dello spazio Copyleft off: un autore che non scrive in copyleft presenta la sua opera e partecipa al dibattito. Saranno poi presenti i produttori cinematografici Licaoni, la giornalista e scrittrice Antonella Beccaria nella doppia veste di moderatrice dell’incontro su “Letteratura di genere e critica sociale” e autrice del suo ultimo libro “Uno bianca e trame nere”, gli scrittori Gianni Biondillo e Serge Quadruppani, il fondatore di stampa alternativa Marcello Baraghini e tanti altri ospiti.
Una seconda edizione che racchiude il meglio delle opere dell’ingegno rilasciate in creative commons durante l’anno appena trascorso, un’edizione che guarda a tematiche sociali e di impegno civile, un’edizione che instaura collaborazioni con realtà fino ad oggi estranee al mondo del copyleft e che cerca allo stesso tempo di mantenere fede alla sua originale vocazione divulgativa. La filosofia di copyleft, che sta trovando sempre più campo e adesioni anche in Italia, non nega il diritto d’autore, ma consente che dell’opera di ingegno (testo, software, musica eccetera) si possa fare libero uso, purché non a fini di lucro e citandone l’autore. In questo quadro le “opere dell’ingegno” si considera non solo come “produzioni” dell’ingegno, ma “motori” a loro volta di nuove idee e concetti, in un’ottica generale di libera diffusione della cultura. I vantaggi principali del copyleft sono infatti la gratuità e la più rapida circolazione della conoscenza, che a sua volta garantisce anche visibilità e successo agli autori.
Ogni giorno a Copyleft Festival saranno presenti anche stand di case editrici e partner del festival, le esposizioni della mostra fotografica “Feeling blue” di Luca Deravignone e delle tavole del progetto “Schiaffo”.
Daniele Minotti pubblica sul suo blog la sentenza di condanna per stampa clandestina del blogger Carlo Ruta. Il caso era esploso lo scorso giugno sollevando un vespaio di polemiche nella blogosfera (e arrivando persino in parlamento con un'interrogazione... prematura).
Ho letto velocemente il provvedimento e non ho potuto fare a meno di pensare ad un altro provvedimento, letto poco tempo fa, di segno totalmente opposto (il testo lo trovate qui), in cui è dato leggere: "Secondo la chiara enunciazione normativa di cui all'art. I legge 47/48 per stampa deve intendersi "tutte le riproduzioni tipografìche o comunque ottenute con mezzi meccanici o fisico chimici, in qualsiasi modo destinate alla puhblicazione". Orbene, appare palese che se questa è la nozione di stampa normativamente predeterminata, in essa non possono comprendersi anche quei mezzi in cui la diffusione di notizie avvenga in via telematica, come internet.Le peculiari caratteristiche tecniche del mezzo di diffusione costituito dalla rete alla quale tutti accedono liberamente mediante il contatto telefonico e in cui è attualmente ammessa la creazione di spazi virtuali - forum, chat, blog ed altro - direttamente accessibili da parte degli utenti senza un filtro preventivo da parte del webmaster (responsabile di un sito web), non consentono assilllilazioni di sorta al mezzo della stampa periodica (e non periodica)"
Due considerazioni a caldo:
1. Sul punto l'incertezza regna sovrana 2. E' proprio vero che il buon avvocato è quello che risponde ad ogni quesito con una sola parola: "dipende" :-)