ll giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, il Parlamento Italiano ha approvato in via definitiva il disegno di legge recante "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile", il cui articolo 35, tra le altre cose, modifica proprio quel comma 5 dell’articolo 16-bis D.L. 185/2008, convertito in legge 2/2009, che del decreto costituisce il presupposto logico e giuridico.
Non si può far finta di nulla: quel decreto va riscritto. Il rischio è che lo Stato si arroghi il diritto di imporre una tecnologia (la Posta Elettronica Certificata) nei rapporti tra cittadini e P.A. senza averne alcun diritto e a scapito di tecnologie equivalenti.
Pur non essendo sostenitori della PEC (una tecnologia che non ci convince) avremmo voluto inviare la nostra "raccomandata" alla sua casella di posta elettronica certificata.
Peccato che sul sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione non ve ne sia traccia. Abbiamo ripiegato sull'email tradizionale e sulla raccomandata cartacea.
Brunetta e la direttiva sull'uso di Internet e della Posta Elettronica nella P.A.
Il 26 maggio u.s. il Ministro Renato Brunetta ha firmato una direttiva da trasmettere a tutte le Pubbliche Amministrazioni in merito all'utilizzo di Internet e della posta elettronica sul luogo di lavoro.
Nella direttiva si invitano le P.A. ad attuare "tutte le misure di informazione, controllo e verifica consentite al fine di regolamentare la fruizione delle risorse ICT e responsabilizzare i dipendenti nei confronti di eventuali utilizzi non coerenti con la prestazione lavorativa".
Sebbene la direttiva non dica nulla di nuovo rispetto a quanto da tempo affermato dal Garante Privacy, va comunque salutato con apprezzamento il fatto che il Ministro ricordi alle Amministrazioni di attenersi ai principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza nelle attività di controllo: "le limitazioni delle libertà e dei diritti individuali devono, infatti, essere proporzionate allo scopo perseguito; è in ogni caso escluso l'ammissibilità di controlli prolungati, costanti e indiscriminati".
Ministro, non è che le interesserebbe assumere ad interim la Presidenza del Comitato Antipirateria? Così, giusto per vedere ribaditi anche lì gli stessi princìpi.
Giovedì 28 maggio, alle 18 circa si parla di Libertà Digitali e nuove forme di creatività a LPM 2009. L'indirizzo lo trovate alla fine del post. Se vi fa piacere, passateci a trovare ;-)
REFF @ LPM 2009 28 Maggio 2009 (Digital Freedoms Day) 28-31 Maggio 2009 (exhibitions, showcase, workshops)
Per l'intera durata di LPM2009 (Live Performers Meeting), RomaEuropaFAKEFactory presenterà i progetti e gli artisti lanciati fino a questo momento, insieme ad un ricco insieme di iniziative:
- Libertà Digitali: REFF & Art is Open Source ospiteranno la giornata dedicata alle libertà digitali con un focus specifico sulla proprietà intellettuale, e sulla società dell'informazione e della conoscenza
- REFF.erence 2, una tavola rotonda in cui artisti, politici, curatori, accademici (e tu) potranno discutere sulla situazione attuale di arte e cultura, con un focus alle politiche di accesso, finanziamento, innovazione, e sulla possibilità di essere creativi oggi
- REFF showcase: i lavori inviati fino ad oggi a REFF saranno inseriti in una mostra; affrettatevi ed iscrivete i vostri lavori per essere inclusi;
- una installazione "segreta" vi consentirà di buttare il diritto d'autore giù nella toilette, e di sperimentare nuovi modi di essere creativi
- myRMX, i nostri amici dalla California soleggiata, mostreranno la loro nuova applicazione, usabile come modo innovativo di fare remix e di suonare con i telefoni cellulari, ma anche un meraviglioso modello di business dedicato all'innovazione e alla promozione degli artisti
- Brett gaylor, il famoso media attivsta Canadese creatore di OpenSource Cinema, accetterà nuovi contributi per il su film Open Source "RiP a Remix Manifesto", che sarà mostrato in tutto il mondo
- [PAM] Perpetual Art Machine, fondata da Chris Borkowski, Aaron Miller, Raphaele Shirley e Lee Wells, sarà una fantastica aggiunta al festival, a mostrare il loro progetto ed una selezione degli artisti che partecipano al loro portale; questa è realmente una bella aggiunta, perchè PAM collaborerà al REFF sia nell'evento multi-location che avverrà più tardi nel 2009, sia alla pubblicazione di RomaEuropaFAKEFactory
- i workshop di REFF vi porteranno a creare musica e video facendo i guartono su reti p2p e assemblando interattivamente gli User Generated Content
Non Potete Mancare!
REFF @ LPM 2009 28 Maggio 2009 (Digital Freedoms Day) 28-31 Maggio 2009 (exhibitions, showcase, workshops)
PEC di Stato: il Decreto è in Gazzetta... ed è già (quasi) da modificare... aspettando la gara.
E' stato pubblicato in G.U. n. 119 del 25 maggio u.s., il D.P.C.M. recante "Disposizioni in materia di rilascio e di uso della casella di posta elettronica certificata assegnata ai cittadini".
Qualche giorno fa ho detto perchè mi sembra un pessimo modo di diffondere una tecnologia e quali effetti mortiferi per il mercato questo approccio possa avere.
Ora c'è una novità ulteriore, che potrebbe dare al tutto il senso della farsa.
Il Decreto di cui sopra, infatti, dà attuazione, ai commi 5 e 7 dell'articolo 16-bis, D.L. 185/2008, convertito in legge 2/2009 che così recitano: "5. Per favorire la realizzazione degli obiettivi di massima diffusione delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni, previsti dal codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ai cittadini che ne fanno richiesta è attribuita una casella di posta elettronica certificata. L'utilizzo della posta elettronica certificata avviene ai sensi degli articoli 6 e 48 del citato codice di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005, con effetto equivalente, ove necessario, alla notificazione per mezzo della posta. Le comunicazioni che transitano per la predetta casella di posta elettronica certificata sono senza oneri. 7. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, sono definite le modalità di rilascio e di uso della casella di posta elettronica certificata assegnata ai cittadini ai sensi del comma 5 del presente articolo, con particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione ai sensi dell'articolo 8 del citato codice di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005, nonché le modalità di attivazione del servizio mediante procedure di evidenza pubblica, anche utilizzando strumenti di finanza di progetto. Con il medesimo decreto sono stabilite le modalità di attuazione di quanto previsto nel comma 6, cui le amministrazioni pubbliche provvedono nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio."
Succede però che, per il gioco degli emendamenti, è in fase di approvazione (pressocchè certa entro fine mese) un disegno di legge, attualmente al Senato, che andrà a modificare proprio il comma 5 in precedenza citato, ampliandolo in questo modo: "2. All'articolo 16-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 5, primo periodo, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o analogo indirizzo di posta elettronica basato su tecnologie che certifichino data e ora dell'invio e della ricezione delle comunicazioni e l'integrita` del contenuto delle stesse, garantendo l'interoperabilità con analoghi sistemi internazionali"
Insomma, una volta che questa norma sarà approvata i cittadini che ne facciano richiesta potranno ottenere o una casella di posta elettronica certificata o analogo indirizzo di posta ecc.
E allora come si fa a fare un decreto che ignori deliberatamente l'alternativa alla PEC e che, anzi, immagini una gara solo per caselle PEC?
L'innovazione in Italia assomiglia al gioco dell'oca... un passo avanti e due indietro... tutti rigorosamente in ordine sparso!
Riprendo il titolo del bellissimo articolo di Giambernardo Piroddi su E-Polis Roma di oggi, in cui l'autore partendo dal recente volume di Clinton Heylin "So long as men can breathe: the untold story of Shakespeare's Sonnets", evidenzia come la storia della letteratura sia costellata di provvidenziali atti di pirateria, grazie ai quali l'umanità tutta ha potuto godere di opere che altrimenti sarebbero rimaste chiuse nel cassetto.
Dai Sonetti di Shakespeare all'Eneide di Virgilio, dalle Opere di Kafka a quelle di Cervantes... niente sarebbe arrivato ai nostri occhi se non fosse stato per l'opera di pirati del tempo che, contro la volontà degli stessi autori, pubblicarono abusivamente quei manoscritti.
Come dire... i pirati sono sempre esistiti ... e ieri come oggi... hanno fatto meno danni di quello che si andava (e si va) blaterando in giro.
Si inzia a parlare di sms spia e si finisce con il taglio della connessione: è inevitabile!
Nella giornata di ieri, 19 maggio, il Governo ha reso alla Camera dei Deputati una "informativa urgente concernente il fenomeno della pirateria informatica attraverso la messaggistica dei telefoni cellulari".
L'informativa è stata resa dal Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Paolo Romani. Una relazione efficace in cui si dice, in sostanza, che il problema ha dimensioni contenute, non raggiunge soglie di rilievo e che c'è più allarmismo di quanto la situazione meriti.
Dopo la relazione di Romani, prendono la parola diversi deputati, tra cui, per ultimo l'On. Misiti (IDV), che, non si sa per quale ragione, arriva a parlare del blocco delle connessioni e dell'esempio francese.
Afferma l'On. Miniti: "...vi è la necessità di essere molto rigorosi una volta che si possa arrivare ad una normativa di riferimento, sostanzialmente confermativa di altre normative sullo stesso argomento (che sono in atto, per esempio, in Francia). Sappiamo che il Parlamento europeo si è rifiutato di approvare una proposta di legge che prevedeva il blocco della connessione ad Internet per chiunque commettesse attività illegali legate alla pirateria informatica.Ciononostante, una delle nazioni più importanti fondatrici dell'Unione ha già provveduto ad emanare una legge piuttosto rigorosa che è stata approvata proprio in questi giorni. Si tratta ora di vedere se sia necessario arrivare rapidamente ad una normativa, comunque sempre garantendo la libertà di espressione; ci troviamo, infatti, in un settore nel quale facilmente si può arrivare dalla proibizione alla censura, ed è quindi evidente che camminiamo su un crinale molto stretto".
Prendo atto della chiosa finale circa il rischio di censura insito in certe proposte normative (ahimè divenute legge nella vicina Francia).
Quello che mi sfugge è in che modo quelle stesse proposte normative, di cui Misiti augura l'adozione anche in Italia, possano essere considerate compatibili con un la libertà di espressione e, soprattutto proporzionate, rispetto agli interessi in discussione.
La PEC di Stato (ovvero, come ti rovino il mercato con una disposizione di legge)
Come noto agli addetti ai lavori, l'articolo 16-bis del D.L. 185/2008, converito in legge 2/2009, ha previsto ai commi 5 e 7, in estrema sintesi, che ai cittadini che ne facciano richiesta sia attribuita una casella di posta elettronica certificata e che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, siano definite le modalità di rilascio e di uso della predetta casella di posta elettronica certificata.
Occorre premettere che, come di recente sembra solito accadere, la disposizione non rappresenta un'assoluta novità nel nostro ordinamento giacchè qualcosa di analogo (sia pur con disposizione di rango regolamentare e senza l'attribuzione di un diritto soggettivo del cittadino all'assegnazione di una casella PEC) era già previsto nel D.P.R. 68/2005, ossia il regolamento per l'utilizzo della posta elettronica certificata, laddove all'articolo 16, comma 2, si affermava (e si afferma): "L'utilizzo di caselle di posta elettronica certificata rilasciate a privati da pubbliche amministrazioni incluse nell'elenco di cui all'articolo 14, comma 2, costituisce invio valido ai sensi del presente decreto limitatamente ai rapporti intrattenuti tra le amministrazioni medesime ed i privati cui sono rilasciate le caselle di posta elettronica certificata".
Interessante notare che nel successivo comma 3 si specificava (e si specifica) che "le pubbliche amministrazioni garantiscono ai terzi la libera scelta del gestore di posta elettronica certificata".
Nel D.P.R. 68/2005 l'impostazione era, dunque, chiara. Lo stato può rilasciare caselle di PEC ai cittadini a due rigorose condizioni: 1) che sia lui stesso il gestore di PEC; 2) che questo non ammazzi il mercato e ognuno resti libero di scegliersi il gestore che preferisce.
Se, infatti, all'articolo 2 (modalità di attivazione e rilascio casella di PEC al cittadino), comma 1, è dato leggere: "Al cittadino che ne fa richiesta la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie, direttamente o tramite l'affidatario del serivizio, assegna un indirizzo PEC", all'articolo 5 (Procedura di scelta dell'affidatario) e all'articolo 6 (monitoraggio del servizio PEC) sono delineate le modalità di individuazione del soggetto privato chiamato a rendere il servizio e gli adempimenti successivi.
In questo modo prende forma uno scenario ammazza-mercato in cui con un'unica gara, ora e per sempre, sarà scelto il gestore di PEC di milioni di cittadini italiani.
Un affare colossale, su cui è bene tenere gli occhi aperti.
Del resto la stessa ANCI, in un documento depositato in occasione della seduta della Conferenza Unificata del 29 aprile u.s. ha avuto modo di affermare: "Raccomandiamo, inoltre, alla luce di quanto concordato nella riunione tecnica e dei successivi approfondimenti con l'ufficio legislativo del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, che, coerentemente a quanto previsto dall'art. 5, vengano specificati all'interno del capitolato di gara dei criteri atti a limitare il rischio che si crei una posizione dominante da parte dell'affidatario del servizio, a scapito del mercato".
Stessa posizione ribadita in un documento presentato nella stessa seduta da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
La Legge HADOPI è un buon inzio, ma non basta, va estesa...
Chi segue le vicende della Rete sa bene che qualche giorno fa è stata approvata in via definitiva in Francia la famigerata legge HADOPI, quell'esempio di civiltà giuridica in forza del quale se VOI siete titolari dell'abbonamento Internet e VOSTRO figlio scarica materiale protetto dal diritto d'autore, la connessione la tagliano a VOI, che il file-sharing non sapete neppure che cos'è e che quando sentite parlare di peer2peer pensate si tratti dell'offerta promozionale di un supermercato.
Del resto, parliamoci chiaramente, se avete allevato un criminale una qualche responsabilità ce l'avrete, no?
Vi dirò che, tutto sommato, questa francese mi sembra proprio una buona legge. Trovo perfettamente ragionevole, ad esempio, che se uno scarica l'ultima hit di britney spears illegalmente rischi di vedersi disconnettere dalla rete, mentre se visioni materiale pedopornografico no.
Tuttavia, il principio che sta dietro il provvedimento è talmente buono che andrebbe esteso, come sostiene Ed Felten.
Perchè allora non pensare di estendere la dottrina del Three Strikes alla carta stampata? In fondo, come Internet, anche la carta stampata è un mezzo attraverso cui possono essere compiute violazioni del copyright.
E allora, sostiene Felten, applichiamo lo stesso principio alla lettura e scrittura, e per tutti gli usi di stampa, compresi quelli informali. In caso di violazione del copyright sarà vietato scrivere o leggere qualunque cosa per un anno.
Certo, i più garantisti tra voi storceranno il naso, tireranno fuori l'obsoleto concetto di libertà di espressione, ma, in fondo, a chi importa? Quanto meno in Francia e per Internet pare proprio non importi a nessuno.
E allora, uniamoci ad Assumma, nel salutare questo "momento storico" e auguriamoci che sia solo l'inzio, perchè la battaglia per "il giusto rispetto della proprietà intellettuale" potrà dirsi conclusa solo allorquando l'ultimo pirata si sarà consegnato nelle mani della giustizia.
Non c'era stata alcun svolta, come avevo cercato di spiegare (e le stesse posizioni erano state espresse, il giorno dopo, da Guido Scorza su Punto-Informatico): del resto bastava leggersi le dichiarazioni di Assumma, nel corso della stessa giornata, sul ruolo dei Provider nella lotta alla pirateria.
A chiusura del cerchio, arriva l'intervista del Presidente della SIAE ad ADN-Kronos in cui lo stesso si dice seriamente preoccupato per la recente posizione assunta dal Parlamento Europeo sul c.d. "Pacchetto Telecom" in forza della quale si è affermato un principio, fatemelo dire, davvero piratesco (sic!): non si possono disconnettere gli utenti dalla rete per violazione del copyright senza il previo pronunciamento dell'autorità giudiziaria.
Non so quale uso faccia Assumma di Internet, ma io ad esempio la uso per lavoro, per l'home-banking, per le pratiche amministrative... ora sarà che questa storia della disconnessione per violazione del diritto d'autore è un tantinello esagerata?
Ci sarebbe bisogno di proposte serie, ci sarebbe bisogno di dati veri sulla pirateria online.
Entrambe le cose, al momento, risultano non pervenute.
Leggo con altrettanto piacere le dichiarazioni di Enzo Mazza della FIMI a proposito del monopolio SIAE, garantito ex lege, "Sempre più spesso viene messo in discussione, anche a livello comunitario, il monopolio delle società di collecting che in Italia è particolarmente forte con l'art. 180 della legge sul diritto d'autore. Secondo l'art.180 non vi è di fatto la possibilità per un autore di gestire i diritti in maniera autonoma perché solo a SIAE è demandata l'esclusiva di intermediazione. Addirittura - chiosa Mazza - l'attività di intermediazione dei diritti d'autore della SIAE è tutelata con la sanzione penale dell'art 172, ovvero chi esercita tale attività rischia oggi una multa, prima il carcere"
Ultimamente sto diventanto un fan di Enzo Mazza, non so se devo iniziare a preoccuparmi.
Leggendo "Il Sole 24 Ore" di oggi, 6 maggio 2009, trovo in prima pagina un titolo spiazzante "Gran Party SIAE: tutti online con la musica gratis".
"Saranno le solite esagerazioni giornalistiche", penso. Così leggo l'articolo e i contorni della vicenda cominciano a farsi più chiari. Per conferma cerco sul sito della SIAE e il cerchio si chiude.
Ieri, Giorgio Assumma, Presidente della SIAE, in occasione dell'apertura dei lavori del forum "Diritto d'Autore, Web e Pirateria", a Palermo, ha invitato gli artisti iscritti ad avvalersi di una facoltà già prevista dall'articolo 11 del Regolamento Generale SIAE che consente all'associato di escludere dal mandato i diritti di riproduzione e comunicazione al pubblico limitatamente alle utilizzazioni su reti telematiche e di telefonia mobile.
Questa è, tecnicamente, una non-notizia.
Diventa una notizia, al contrario, se, come sintetizzato brillantemente nel titolo a pag. 39 de "Il Sole 24 Ore", "la SIAE libera il diritto d'autore" (che evidentemente teneva e tiene in ostaggio), cioè se passa l'idea che quella proposta di Assumma non sia una semplice e normale opzione di cui ogni iscritto può avvalersi, ma una concessione del monarca che invita le sue truppe ad abbassare i fucili puntati contro la rete.
Tant'è che nel prosieguo dell'articolo non si perde occasione per dire che l'approccio duro alla pirateria online rimane un punto fermo e che si sta portando avanti una trattativa con i Provider per trovare un'intesa sulla rintracciabilità di chi viola il diritto di proprietà intellettuale.
Evidentemente la lezione del caso Peppermint non gli è bastata.
Questo post è per invitare gli amici avvocati e giuristi in genere a partecipare alla sezione Law Art, che ha bisogno di ricevere opere e contributi.
Come si legge nella presentazione: "Remixing the Law offers the possibility to imagine a visionary legal order that uses the laws, rules, regulations and customs that are nationally, internationally and globally defined, in a "legal remix" process aimed at increasing the value of those positive experiences in legislative domains that, with luck, can be found throughout the world".
Se avete voglia di immaginare un ordinamento visionario e provocatorio in tema di diritto d'autore, allora unitevi al RomaEuropaFAKEFactory!
Nel frattempo, giacchè non c'è modo migliore in rete per diffondere un contenuto che provare a censurarlo, il video in questione lo potete trovare un pò ovunque e farvi un'idea se si tratti di una violazione del copyright o di un tipico caso di fair use.
La Warner ritiene che sia stato utilizzato del materiale di cui la stessa detiene i diritti. La Warner ritiene suo diritto (sulla scorta delle disposizioni del DMCA) richiedere all'intermediario, attraverso la procedura definita "notice and takedown", la rimozione di quel materiale.
La Warner, tuttavia, finge di ignorare che la sua richiesta di rimozione dovrebbe essere preceduta da una sommaria analisi volta a verificare se quel particolare uso sia consentito dalla legge.
Nel caso Lenz vs. Universal, ad esempio, il giudice Geremy Fogel ha avuto modo di affermare: "The DMCA already requires copyright owners to make an initial review of the potentially infringing material prior to sending a takedown notice; indeed, it would be impossible to meet any of the requirements of Section 512(c) without doing so. A consideration of the applicability of the fair use doctrine simply is part of that initial review".
Insomma, si tratta dell'ennesimo abuso dei titolari dei diritti, la cui finalità è ben evidente: "Esercito il controllo totale sulla mia opera. Perciò, se vuoi esprimere una tua opinione, citandomi o criticandomi, mi devi chiedere il permesso".