Brunetta, la PEC (che non c'è) e il Decreto (che c'è)
Come scrivevo qualche giorno fa, a causa di un parodosso temporal-normativo, Il D.P.C.M. 6 maggio 2009, recante "Disposizioni in materia di rilascio e di uso della casella di posta elettronica certificata assegnata ai cittadini", è nato vecchio.
ll giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, il Parlamento Italiano ha approvato in via definitiva il disegno di legge recante "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile", il cui articolo 35, tra le altre cose, modifica proprio quel comma 5 dell’articolo 16-bis D.L. 185/2008, convertito in legge 2/2009, che del decreto costituisce il presupposto logico e giuridico.
Non si può far finta di nulla: quel decreto va riscritto. Il rischio è che lo Stato si arroghi il diritto di imporre una tecnologia (la Posta Elettronica Certificata) nei rapporti tra cittadini e P.A. senza averne alcun diritto e a scapito di tecnologie equivalenti.
E' per questo che, come Associazione Cittadini di Internet, abbiamo preso carta e penna (si fa per dire) e abbiamo scritto al Ministro Renato Brunetta.
Pur non essendo sostenitori della PEC (una tecnologia che non ci convince) avremmo voluto inviare la nostra "raccomandata" alla sua casella di posta elettronica certificata.
Peccato che sul sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione non ve ne sia traccia. Abbiamo ripiegato sull'email tradizionale e sulla raccomandata cartacea.
PEC per tutti.... da domani però.
Etichette: associazione, brunetta, cittadini, internet, pec
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