Ci sono diversi punti interessanti, ad esempio le disposizioni che consentono all'utente il c.d. format shifting, indispensabile per godere della musica che si è acquistata, su dispositivi differenti.
Mentre scorrevo il testo mi sono soffermato sulla disposizione che riporto al termine del post... mi sono tornate alla mente tutte le discussioni sul famigerato comma 1-bis dell'art. 70 LDA... ecco senza inventarsi "degrado e bassa risoluzione" forse si poteva immaginare un meccanismo del genere... che ne pensate?
26 New section 44A inserted The following section is inserted after section 44: "44A Storing copies for educational purposes "(1) An educational establishment does not infringe copyright in a work that is made available on a website or other electronic retrieval system by storing a copy of the page or pages in which the work appears if— "(a) the material is stored for an educational purpose; and "(b) the material— "(i) is displayed under a separate frame or identifier; and "(ii) identifies the author (if known) and source of the work; and "(iii) states the name of the educational establishment and the date on which the work was stored; and "(c) the material is restricted to use by authenticated users. "(2) Subsection (1) does not apply, and the educational establishment does infringe copyright in the work, if the educational establishment knowingly fails to delete the stored material within a reasonable time after the material becomes no longer relevant to the course of instruction for which it was stored. "(3) In subsection (1), authenticated user means a person who— "(a) is a participant in the course of instruction for which the material is stored; and "(b) can access the stored material only through a verification process that verifies that he or she is entitled to access the stored material."
Qualche giorno fa la BBC ha pubblicato un'intervista a Charles Dunstone CEO di Carphone Warehouse, importante provider britannico, il quale ha apertamente criticato la richiesta dell'industria discografica circa un più deciso coinvolgimento degli Internet Service Provider nella lotta alla pirateria.
La BPI (British Phonographic Industry), ad esempio, ha fatto sua la dottrina Sarkozy, chiedendo agli ISP britannici di disconnettere dalla Rete gli utenti che scambino illegalmente materiale protetto, sostenendo che si tratterebbe semplicemente di "una misura educativa".
Qualche giorno fa all'Università di Stanford si è discusso di neutralità della rete e, ancora una volta, il ruolo degli ISP, sia pure sotto un diverso punto di vista, è emerso in modo deciso.
Se ci si interroga sul futuro di Internet è giocoforza, allora, domandarsi quale ruolo debbano ricoprire coloro che alla Rete consentono materialmente di accedere.
Ne avevo già parlato qualche mese fa: il progetto popolobue.tv prosegue nella sua avventura, faticosamente ma con determinazione. Conosco le persone che ne fanno parte e proprio per questo volentieri pubblico il volantino che appare al termine del post e rilancio la loro raccolta fondi. "Every little bit helps"
Se notificando io.... (ovvero scacco matto in quattro mosse)
La SIAE informa, stavolta con grande tempestività, che il "caso" del Bollino sarà presto risolto, che il Ministero dei Beni Culturali (1), di concerto con la Presidenza del Consiglio (2) (chè quando si tratta di curare i superiori interessi della Nazione non ci sono risultati elettorali che tengano), ha tramesso al Ministero dello Sviluppo Economico (3), che la trasmetterà alla Commissione Europea (4) (sic!), la normativa concernente il contrassegno SIAE.
Insomma pare che la regola tecnica mai notificata, finalmente lo sarà...
Nel frattempo Daniele Minotti ricorda sul suo blog un bel pò di cose giuste a proposito di bollino e (dis)informazione targata SIAE e Guido Scorza si interroga sui possibili rimborsi per gli esborsi non dovuti.
Io ho solo capito che il bollino è una garanzia... che la legge conta sempre meno... che il rispetto delle regole tocca solo ai deboli... i forti se ne fregano.
E comunque, notificato o meno, il BOLLINO E' UNA GARANZIA.
Lunedì scorso alla Link Campus parlavo con gli studenti del tema della neutralità della rete... poi l'argomento è saltato nuovamente fuori nell'ultimo seminario alla Sapienza e, per chiudere il cerchio, leggo stanotte questo articolo, scritto a quattro mani da Lawrence Lessig e Ben Scott, dal titolo "Public must fight to maintain net neutrality", pubblicato su www.sfgate.com.
Ne ho fatta una traduzione che riporto qui di seguito. Non ha la pretesa di essere una buona traduzione, per cui come al solito, se ne avete le conoscenze, vi consiglio la lettura dell'originale che ho linkato sopra.
La gente deve combattere per preservare la neutralità della Rete di Lawrence Lessig e Ben Scott
Internet costituisce un motore per la crescita economica e l' innovazione in ragione di un semplice principio: la neutralità della rete, ovverosia ciò che permette agli innovatori di sapere che che la loro prossima grande idea potrà essere messa a disposizione dei consumatori, indipendentemente da ciò che i proprietari del network possano pensare a riguardo.
Nessuna delle precedenti tecnologie mass-mediatiche è stata così incredibilmente aperta. I Media tradizionali - giornali, radio, TV – presentano degli intermediari tra i produttori ed i consumatori, con un potere di controllo sui contenuti. Internet elimina gli intermediari.
Ora, però, questa apertura senza precedenti di Internet è in pericolo.
Comcast, AT & T e Verizon stanno portando avanti un'attività di lobbying per uccidere la neutralità della rete. Dicono che saranno in grado di costruire una superstrada per le informazioni solo se potranno costruirla come un sistema chiuso. Nessun altro paese industrializzato ha accettato questa sorta di “patto con il diavolo” e non dovremmo farlo neppure noi (“gli Stati Uniti d'America” n.d.t.). Senza la neutralità della rete, l'innovazione online risulta esposta ai capricci delle società di telefonia o del via cavo che controllano il 99 per cento del mercato domestico delle connessioni ad alta velocità. Ed è assai improbabile che i venture capitalists della Silicon Valley decidano di scommettere su un eventuale capriccio altrui.
I Proprietari delle reti sostengono che la minaccia di abuso è soltanto ipotetica. Ma le azioni parlano in modo più chiaro delle parole. Nello scorso autunno, Comcast è stata sorpresa nell'atto di filtrare segretamente quelle tecnologie che sono in grado di portare la HDTV sui vostri laptop- usati da tutti, dagli studios di Hollywood fino alla NASA. Non si tratta di una coincidenza: Comcast sta prendendo di mira un possibile crescente concorrente al suo servizio di TV via cavo.
In risposta a ciò, Free press, un gruppo che si batte per la riforma dei mezzi di comunicazione, e una coalizione formata da organizzazioni di pubblico interesse e da studiosi del diritto ha sporto denuncia presso la Commissione federale delle comunicazioni (FCC) chiedendo un intervento urgente. Questo è un caso simbolo- E' un segnale in grado di mostrarci se ci stiamo dirigendo verso un'idea di Internet chiusa o aperta.
Dopo che la FCC ha avviato un'indagine, Comcast ha ammesso il blocco, ma ha anche dimostrato di non rispettare il Governo ed il pubblico, spingendosi così in là da arrivare ad assumere persone per occupare i posti a disposizione per l'audizione della FCC presso l'Università di Harward ed in questo modo soffocare il dibattito.
L'Attenzione del pubblico, del Governo, il controllo degli altri media alla fine hanno costretto Comcast ad interrompere il blocco perpetrato nei confronti di una delle file-sharing companies. Ma non ci si può aspettare che ciascuno sia chiamato a negoziare un apposito permesso per innovare. Questo limita il mercato online a quelle sole idee o attività commerciali che non rappresentano una minaccia per i proprietari della rete- una prospettiva agghiacciante.
Questo tipo di comportamento dimostra il motivo per cui non possiamo affidare il futuro di Internet a queste Società. Solo due anni fa, i loro amministratori si erano presentati davanti al Congresso giurando che non avrebbero mai interferito con l'idea di un'Internet aperta. Le loro promesse infrante sono esattamente il motivo per cui abbiamo bisogno che le leggi sulla neutralità della rete tornino sui libri. Fortunatamente, i membri del Congresso di entrambe le parti hanno introdotto una legislazione che dovrebbe fare esattamente questo.
Ma la Neutralità della Rete è solo il primo passo. Se questa nazione vuole tornare alla crescita economica degli anni 1990, c'è bisogno di adottare un rinnovato impegno per lo sviluppo di Internet e della tecnologia. Gli ultimi otto anni hanno visto l'America perdere terreno rispetto agli altri paesi industrializzati - un deficit che pagheremo in posti di lavoro, ricchezza ed opportunità sociali.
Politiche migliori in altri paesi hanno creato un contesto competitivo per un vero mercato della banda larga. Simili politiche, tuttavia, necessitano di una ben precisa leadership politica - e la pressione pubblica deve fare in modo che i politici non siano distratti dal denaro e dal potere del settore delle telecomunicazioni.
Oggi (17 aprile 2008, n.d.t.) l'FCC terrà un'audizione presso la Stanford University - il luogo di nascita della nostra Internet economy - per dare al pubblico la possibilità di avere un ruolo ed un peso specifico in questo dibattito. Non capita spesso che gli addetti alla regolamentazione lascino la via principale per chiedere cosa la gente pensa. E 'il momento di alzarsi e far sentire la vostra voce.
La minaccia posta dai potenziali intermediari è reale e va peggiorando. Il successo dell'innovazione di domani dipende dalla circostanza che Internet continui ad essere aperta a tutti."
Lawrence Lessig insegna legge alla Stanford University ed è il fondatore del Center for Internet and Society. Ben Scott dirige Free Press, l'organizzazione apartititca per la riforma dei media ( www.freepress.net).
Se cercate una musica da tenere in sottofondo mentre siete impegnati a far altro, o, magari, brani da ascoltare ad occhi chiusi provando a lasciare il mondo fuori, allora "A place called home" di Ken Verheecke è quello che fa per voi.
Ho amato fin dal primo ascolto tutte le canzoni contenute in questo piccolo capolavoro... le mie preferite "Cool Mornings", "I will walk with you", "I surrender all" e la title-track "A place called home"
Se vi capita, scaricatelo e fatemi sapere cosa ne pensate.
Lo tengo una settimana, o forse anche più, nel player qui a lato.
Il Bollino è una garanzia... a buon intenditor poche parole... chè avere a che fare con le Forze dell'Ordine è decisamente fastidioso...
Il Bollino è una garanzia... certo il bollino è anche una regola tecnica che non è stata notificata... le relative disposizioni interne vanno disapplicate... ma il Bollino è una garanzia... hai famiglia.... il Bollino è una garanzia...
Giornata di chiusura del ciclo di seminari "Cultura Libera, Società libera (il diritto d'autore nel web 2.0)" alla Sapienza.
Difficile trovare le parole adatte. Il "lavoro" dovrebbe essere "lavoro" e basta.
Eppure ci sono delle volte che non è così, o meglio, non è semplicemente così.
Nel corso di queste cinque settimane ho visto nascere amicizie, ho visto occhi curiosi ed attenti, ho visto persone accendersi nell'esprimere le proprie opinioni, ho visto curiosità.
Mi auguro che la stessa curiosità possa accompagnare questi studenti nel prosieguo della loro carriera universitaria.
Mi auguro che la stessa curiosità possa accompagnare me, qualunque cosa faccia nella vita.
Bastian Contrario: Nell'italiano colloquiale viene chiamato bastian contrario chi assume per partito preso le opinioni e gli atteggiamenti contrari a quelli della maggioranza. L'espressione è ancora molto usata, malgrado ben pochi sappiano a cosa si riferisce esattamente. (fonte Wikipedia)
Accolgo l'invito avanzato da Daniele Minotti sul suo Blog a diffondere quanto più possibile il contenuto della recente sentenza della Corte di Cassazione con cui, in ossequio al pronunciamento della Corte di Giustizia Europea del novembre scorso, è stata ribadita la necessità per il giudice nazionale di disapplicazione delle disposizioni interne che impongono l'obbligo di apporre sui supporti il bollino SIAE in vista della loro commercializzazione.
Citando la richiamata sentenza "...In tale modo, viene vanificata la rilevanza penale di tutte le fattispecie che includono come elemento costitutivo della condotta tipica il contrassegno SIAE con inevitabile influenza anche sulle disposizioni che regolano la misura patrimoniale della confisca"
Il contrassegno su supporti audiovisivi, software, banche dati, al momento, non è obbligatorio.
Ancora una volta non posso che ringraziare tutte le persone che sono venute a sentirci ieri sera al Naif... proprio un bel pò! C'erano anche alcuni dei miei studenti della Sapienza e della Link Campus! (...tiè... così non potete più dire che non vi cito mai :-))
Spero che tutti si siano goduti la serata come abbiamo fatto noi sul palco... keep on rocking!
Tutti e due radicali fino al midollo, tutti e due si chiamano Marco (ok per la verità il più anziano sia chiama Giacinto detto "Marco"): Cappato e Pannella hanno assestato nella giornata di ieri un bel colpo alla dottrina Sarkozy.
Come riferisce Punto Informatico la diabolica coppia ha fatto passare, in seno al Parlamento Europeo, un emendamento con cui dopo aver riconosciuto che "Internet costituisce un ampio spazio per l'espressione della cultura, l'accesso alla conoscenza, la partecipazione democratica alla creatività europea, la coesione tra le generazioni grazie alla società dell'informazione" invita Commissione e Consiglio a "evitare l'adozione di misure in contrasto con le libertà civili, i diritti umani e i principi di proporzionalità, efficacia e dissuasività, quali l'interruzione dell'accesso a Internet"
Nella stessa giornata del 31 marzo u.s., come riferisce la EFF, due Corti statunitensi hanno sentenziato in modo difforme sul concetto di "mettere a disposizione", con riferimento all'attività compiuta dagli utilizzatori di sistemi di file-sharing.
In Elektra v. Barker la Corte ha stabilito che "an offer to distribute ... for the purpose of further distribution may be enough to violate a copyright owner's distribution right". In buona sostanza non conta che ci sia stata l'attività di downloading da parte di un terzo. La semplice messa in condivisione (potenziale) sarebbe sufficiente.
Al contrario in London-Sire v. Doe il principio sancito è stato di segno opposto: "merely exposing music files to the internet is not copyright infringement".
"Craj - domani" di Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti, con i cantori di Carpino, Matteo Salvatore e Uccio Aloisi.
Storie di Cantori, Cavalieri e Pizzicate. DVD + libro.
Decisamente lontano dal mio genere. Tuttavia in seguito alla lettura di "Reduce" sono rimasto talmente rapito dall'uomo e dall'artista Giovanni Lindo Ferretti che non potevo non acquistarlo.
Siamo quasi arrivati al termine del ciclo di seminari "Cultura Libera, Società Libera (il diritto d'autore nel web 2.0)". Oggi la lezione è stata tenuta da Guido Scorza e si è parlato di tutela giuridica del software.
Continua a sorprendermi la partecipazione degli studenti. Con Guido si faceva la stessa osservazione nella pausa tra la prima e la seconda parte. Si tratta sicuramente della soddisfazione più grande che si possa trarre da un'esperienza del genere.
La mia speranza è che ci sia in futuro la possibilità di replicarla, coinvolgendo ulteriori interlocutori.
Mi piacerebbe, ad esempio, invitare Nicola Alcide Grossi di Costozero (per parlare di licenze diverse dalle Creative Commons e rigorosamente made in Italy), Daniele Minotti (per le sanzioni penali), Giovanni Ziccardi (semplicemente perchè è Giovanni Ziccardi).
Va bè nel frattempo giovedì prossimo ultima lezione... per oggi mi sono goduto la bellissima relazione di Guido e sono tornato a casa con qualche interrogativo in più: evidente sintomo che si trattava di argomentazioni di indubbia qualità.
E' stata pubblicata in G.U. la legge di ratifica della Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica (23 novembre 2001) . Molte le novità introdotte. Il Circolo dei Giuristi Telematici pubblica un primo commento (a firma di Marco Cuniberti, Giovanni Battista Gallus, Francesco Paolo Micozzi e Stefano Aterno) assai utile per familiarizzare con le nuove norme.
Guardo con particolare interesse all'articolo 495-bis c.p., rubricato "Falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri".
A mio avviso è un ulteriore implicito riconoscimento del certificatore quale pubblico ufficiale, cosa che sostengo già da qualche anno. Credo che rimetterò mano al mio articolo sulla natura giuridica dei certificatori, facendone una versione 2.0 :-)
Sabato 12 aprile, a partire dalle 22:30, gli StileLibero (il gruppo che mi lascia suonare il basso) di nuovo in concerto al Naif di Roma.
Un pò di classic rock... come al solito ;-)
"I was born in a cross-fire hurricane And I howled at my ma in the driving rain, But its all right now, in fact, its a gas! But its all right. Im jumpin jack flash, Its a gas! gas! gas!" (Rolling Stones)
Ho scaricato il documentario "Alternative Freedom" via bit torrent. La licenza con cui è pubblicato (Creative Commons Attribution-Non Commercial-ShareAlike 2.5) fa si che un gesto simile non rappresenti un atto di pirateria.
Il documentario è piuttosto difficile da reperire, così ho pensato (visto che la licenza lo consente) di caricarlo online, abbassandone la qualità per ridurne il peso.
La scorsa settimana una delle notizie riportate nella newsletter dell'EFF era relativa alla proposta di Jim Griffin di una ISP tax per compensare i titolari dei diritti dei mancati introiti dovuti allo scambio non autorizzato di materiale protetto tramite programmi di file-sharing.
Anche in Italia, nel corso della legislatura appena conclusa, erano state presentate due proposte di legge, una alla Camera (Beltrandi e altri) e una al Senato (Pecoraro Scanio), che riflettevano le due diverse impostazioni (licenze collettive, la prima, ISP tax, la seconda)
Idealmente mi sento più vicino alla proposta incentrata sulle licenze collettive estese in ragione del carattere volontario nell'adesione sia lato utente, sia lato creatore dei contenuti.
La soluzione ISP tax, pur indubbiamente efficace (eliminerebbe, in un certo senso, il "problema" alla radice), rischia a mio avviso di far perdere ulteriormente senso alla normativa sul diritto d'autore che finirebbe per essere percepita tout court come una qualsiasi altro prelievo forzoso e non come l'affermazione del giusto riconoscimento economico per il lavoro creativo degli autori.
Oggi alla Sapienza, nell'ambito del ciclo di seminari "Cultura Libera, Società Libera (il diritto d'autore nel web 2.0)", si è parlato di Creative Commons con Lorenzo De Tomasi.
Si è discusso dei diversi aspetti del progetto, innanzitutto (vista la facoltà che ci ospita, Scienze della Comunicazione) di quello comunicativo/divulgativo, a mio avviso importante tanto quanto quello giuridico (forse anche di più).
Qual'è la finalità di Creative Commons? Fornire un set di licenze "blindate", inattaccabili nelle aule di giustizia e immuni da perplessità di sorta? O forse usare il diritto per attirare l'attenzione di un'utenza non specialistica sulla stessa ragion d'essere della normativa a sostegno delle prerogative dell'autore?
Guardo alle lettere degli attivisti, ai loghi che spuntano su blog e siti, ai documenti di ogni tipo licenziati CC e mi convinco che in pochi ormai credano nel diritto d'autore, tanto quanto i sostenitori o i simpatizzanti della "doppia C".
Sono loro gli ultimi alfieri di un rispetto della legge fondato sulla libera volizione, lontani anni luce da scorciatoie tecnologiche in cui si demanda al codice informatico quello che il diritto ha sempre demandato alla coscienza di ciascuno.
Codice dei beni culturali ... nulla di fatto (almeno così mi pare)
Ho dato una lettura veloce alle modifiche apportate al Codice dei Beni Culturali dal recente D.lgs. 96/2008, in attesa di pubblicazione in G.U. e non mi pare sia stata recepita la proposta di modifica dell'articolo 108 che, nelle intenzioni dei proponenti (io avevo espresso qualche riserva perchè non si era pensato di modificare contestualmente il precedente articolo 107), avrebbe reso più facile l'attività riproduttiva dei beni culturali per finalità non commerciali.
Nel corso di colloqui informali avuti qualche tempo fa, mi era stato riferito di problemi di "eccesso di delega" rispetto alla modifica sopra richiamata... forse sarà stato per quello.