In risposta ad Anica: un altro straordinario anno per la musica digitale
Chi, ormai da qualche anno, legge con interesse il Digital Music Report della IFPI non resterà sorpreso nell'apprendere che anche il 2011 è stato un anno estremamente positivo per la musica digitale.
Nonostante il pianto greco (che, ovviamente, non manca anche all'interno del rapporto) sulla pirateria cui abbiamo tristemente assistito anche in questi giorni (v. il discorso del Presidente di AGCOM, Corrado Calabrò, nell'audizione tenutasi in Senato sul discusso regolamento dell'Autorità in materia di diritto d'autore), i dati dicono altro.
Per citare Placido Domingo, chairman di IFPI, "Thanks to the amazing technology of the internet, the audience for recorded music is fast-expanding across the world. Artists who might not otherwise find a way to make their music available can take advantage of the new ways to distribute music the internet offers" (n.d.a. quando le dicevamo noi queste cose, qualche anno fa, ci dicevano che eravamo dei criminali).
O, ancora, per citare Frances Moore, chief executive di IFPI, "Consumer choice has been revolutionised, as new models for consuming and accessing music are rolled out in new and existing markets. The number of paying subscribers to services such as Spotify and Deezer has leapt in the last twelve months, from an estimated eight to more than 13 million. At the same time, cloudbased services, such as iTunes Match, have become a reality in the marketplace, helping drive the popularity of music downloading".
Il Digital Music Report 2012 registra un tasso di crescita degli introiti nel 2011 dell'8%, il più alto dal 2004 (senza contare la crisi economica mondiale).
Nel 2010, la crescita era stata del 5%, sempre su scala mondiale.
Complessivamente, al momento, il mercato digitale rappresenta il 32% degli introiti dell'industria discografica con picchi del 52% negli USA, del 53 nella Corea del Sud e, addirittura del 71% in Cina (la patria della contraffazione).
Il numero di download legali nel 2011, sempre secondo il rapporto IFPI, è stato di 3.6 billion, con un incremento del 17%.
Leggendo questi numeri mi è tornato alla mente il comunicato di ANICA di qualche giorno fa, quello che, nell'esprimere il proprio disappunto per l'audizione di Calabrò al Senato, affermava testualmente: "La pirateria potrà così continuare indisturbata a distruggere l'industria cinematografica, come ha già fatto con l'industria musicale indipendente".
Nonostante il pianto greco (che, ovviamente, non manca anche all'interno del rapporto) sulla pirateria cui abbiamo tristemente assistito anche in questi giorni (v. il discorso del Presidente di AGCOM, Corrado Calabrò, nell'audizione tenutasi in Senato sul discusso regolamento dell'Autorità in materia di diritto d'autore), i dati dicono altro.
Per citare Placido Domingo, chairman di IFPI, "Thanks to the amazing technology of the internet, the audience for recorded music is fast-expanding across the world. Artists who might not otherwise find a way to make their music available can take advantage of the new ways to distribute music the internet offers" (n.d.a. quando le dicevamo noi queste cose, qualche anno fa, ci dicevano che eravamo dei criminali).
O, ancora, per citare Frances Moore, chief executive di IFPI, "Consumer choice has been revolutionised, as new models for consuming and accessing music are rolled out in new and existing markets. The number of paying subscribers to services such as Spotify and Deezer has leapt in the last twelve months, from an estimated eight to more than 13 million. At the same time, cloudbased services, such as iTunes Match, have become a reality in the marketplace, helping drive the popularity of music downloading".
Il Digital Music Report 2012 registra un tasso di crescita degli introiti nel 2011 dell'8%, il più alto dal 2004 (senza contare la crisi economica mondiale).
Nel 2010, la crescita era stata del 5%, sempre su scala mondiale.
Complessivamente, al momento, il mercato digitale rappresenta il 32% degli introiti dell'industria discografica con picchi del 52% negli USA, del 53 nella Corea del Sud e, addirittura del 71% in Cina (la patria della contraffazione).
Il numero di download legali nel 2011, sempre secondo il rapporto IFPI, è stato di 3.6 billion, con un incremento del 17%.
Leggendo questi numeri mi è tornato alla mente il comunicato di ANICA di qualche giorno fa, quello che, nell'esprimere il proprio disappunto per l'audizione di Calabrò al Senato, affermava testualmente: "La pirateria potrà così continuare indisturbata a distruggere l'industria cinematografica, come ha già fatto con l'industria musicale indipendente".
Guardando i numeri, l'augurio che sento di rivolgere ad Anica è che la pirateria riesca a distruggere l'industria cinematografica come ha fatto con l'industria musicale.
Etichette: anica, calabrò, diritto d'autore, dmr2012, ifpi, pirateria
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