lunedì, febbraio 27, 2012

The sky is rising: la risposta di Paolo Brini a Enzo Mazza

Nel precedente post Enzo Mazza ha voluto gentilmente partecipare alla discussione sui numeri della pirateria.

A proposito dello studio "Tera", in particolare, Mazza sostiene di non aver ancora letto smentite sui dati nello stesso riportati.

Mi ha scritto Paolo Brini, che con me ha curato un saggio sul tema, per replicare all'affermazione di Mazza.

La pubblico di seguito, lasciando ovviamente ad Enzo Mazza la possibilità di contro replicare qualora voglia farlo.

Buona lettura

"Lo studio di TERA non ha alcuna attendibilità per errori basilari. Prima di tutto, il calcolo delle perdite dei posti di lavoro nell'UE è ottenuto moltiplicando il numero totale di “infrazioni” riportate dai gruppi industriali per un un “tasso di sostituzione” arbitrario di 0,1 (citato da Enzo Mazza, qui basti far notare che ci sono studi che calcolano tale tasso, che pertanto non deve e non può essere fissato aprioristicamente >0), moltiplicato ancora per il prezzo medio di vendita del bene, diviso per il salario medio nell'Unione Europea, rimoltiplicato per 2 (altro fattore completamente arbitario) ed ulteriormente rimappato 1:1 (credo sia questo il 100% a cui si riferisce Boldrin) sui tassi stimati di crescita della diffusione dell'accesso a Internet a banda larga nei prossimi anni. Viene ottenuto un numero adimensionale che viene di nuovo arbitrariamente interpretato come "numero di posti di lavoro" che verranno "persi" nell'Unione nei prossimi anni (fino a 1.217.000). Basterebbe questo conteggio e questa lunga serie di assunzioni arbitrarie per far bocciare qualsiasi studente ad un esame di Statistica 1. Ciò fra l'altro implicherebbe che più si diffonde Internet, più si perdono posti di lavoro nell'UE, in progressione lineare. Ma c'è dell'altro.

Quel numero viene interpretato assumendo che TUTTE le perdite da pirateria (ottenute allo stesso modo con la prima parte del calcolo errato di cui sopra) ricadano sulle compagnie europee. Tuttavia questo è manifestamente errato in quanto le compagnie non europee (per esempio americane) sono le principali distributrici di opere cinematografiche e giocano inoltre un ruolo non trascurabile nel commercio della musica posta sotto copyright. Ammesso e non concesso che la pirateria rappresenti un danno per i paesi esportatori di monopoli intellettuali, occorrerebbe allora calcolare il beneficio per i paesi importatori, che sono, nei settori considerati, anche i Paesi Membri dell'Unione Europea.

Per la verità, questo errore viene ammesso direttamente dagli autori dello studio, anche se soltanto in una frasetta nelle conclusioni: "Per risultare pienamente consistenti, avremmo dovuto considerare i prodotti pirata nella proporzione locale/estero (per tutti i prodotti creativi considerati), MA QUESTI DATI NON ERANO DISPONIBILI." Questa frasetta, già da sola, è un'esplicita ammissione dell'inattendibilità dello studio, come ci si deve aspettare da qualunque "studio" che si basi su fattori di correzione fissati arbitrariamente, parametri di fantasia e dati non disponibili. Con un simile sistema, profondamente contrario al metodo scientifico comunque lo si interpreti (in senso Galileiano, Popperiano, Kuhniano, alla Feyerabend ecc.) un qualsiasi set di dati sperimentali può essere manipolato per trarre qualsiasi conclusione faccia comodo spacciare. Sarebbe una triste constatazione del fallimento della diffusione della cultura scientifica presso i policy maker se uno "studio" simile potesse essere da essi considerato una base sulla quale decidere politiche legislative di enforcement o comunque politiche concernenti i monopoli artificiali.

Riferimenti:
Nozioni elementari di statistica. Edizioni Giuridiche Simone, 2006
Borra, Di Ciaccio. Statistica: metodologie per le scienze economiche e sociali. Milano, McGraw-Hill, 2008
Piracy and Jobs in Europe: Why the BASCAP/TERA Approach is Wrong. Social Science Research Council,
As Expected, Ridiculous, Wrong, Exaggerating And Misleading Report Claims That 'Piracy' Is Killing Jobs "

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