domenica, febbraio 26, 2012

The sky is rising (ovvero, i numeri sulla pirateria non tornano mai)





Qualche giorno fa Fabio Chiusi su L'espresso online ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo dal titolo eloquente "Musica, la bufala delle major" in cui si contestano i dati forniti dall'industria musicale a sostegno dei danni da "pirateria".

Puntuale come la morte, è arrivata la replica di Enzo Mazza, presidente della FIMI: tutto falso, i numeri sono quelli e chi lo nega è un cialtrone.

Il problema è che le fila dei cialtroni continuano ad ingrossarsi: a fine gennaio è stato presentato il rapporto "The sky is rising" dove lo scenario delineato da Fabio Chiusi trova piena conferma.

Ho avuto modo di illustrarne i contenuti nel corso nella tavola rotonda "La riforma del diritto d’autore ed il rilancio del mercato degli audiovisivi digitali", organizzata dall'Istituto per la Competitività lo scorso 23 febbraio, destando la meraviglia e l'irritazione dei presenti, in primis del Commissario Agcom, Antonio Martusciello (si, proprio quello degli "arruffapopolo"), che nella sua relazione aveva sciorinato i soliti dati forniti direttamente dall'industria dell'intrattenimento (questo perchè l'Autorità è "indipendente").

E' stata mia premura farne avere il giorno seguente una copia allo stesso Martusciello, casomai decidesse di convertirsi al "conoscere per deliberare".

Ad esempio sarebbe interessante sapere se sbagliano la PricewaterhouseCoopers (PwC) e iDATE quando registrano che tra il 1998 e il 2010 "the value of the worldwide entertainment industry grew from $449 billion to $745 billion".

Così come sarebbe interessante sapere da chi o in che modo sono manipolati i dati fornti dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) secondo cui il valore globale dell'industria musicale nel 2005 era di 132 billion dollars, per salire nel 2010 a 168 billion dollars.

Ah, è vero ci sono i dati dello studio "TERA" e ogni credo religioso va sempre rispettato.

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1 Commenti:

Alle 6:33 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Premesso caro Marco che come ho già avuto modo di scriverti non ho visto uno studio che dimostri che i dati di Tera sono errati ti segnalo che sull'Espresso non ho scritto cialtroni, i dati sono questi. Ho scritto che non è vero che diciamo che "gli studi assumono che scambiarsi dieci dischi via Internet significhi che avremmo speso 200 euro per acquistare le copie scambiate. Ma ciò «vuol dire non capire che, lungo la curva di domanda, la quantità acquistata aumenta al diminuire del prezzo. La qual cosa, per un monopolista, è mancanza grave»."...ma che nello studio Tera è stato indicato il fattore di conversione secondo il quale il 10% del materiale scaricato illegalmente verrebbe acquistato non il 100 % che dice Boldrin, E mai abbiamo detto il contrario. C'è anche un ricerca KPMG per l'Italia che ha applicato un fattore di conversione cautelativo. Studio che ho dato a Agorà chiedendo osservazioni e commenti, mai arrivati. Posso accettare che non si sia d'accordo con me ma non farci affermare cose che mai abbiamo detto. Enzo Mazza

 

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