L'internet che vorrebbero in nome del copyright
TweetQualche settimana fa Open Rights Group ha pubblicato la proposta di un codice di condotta che i titolari dei diritti d'autore stanno discutendo con i principali motori di ricerca inglesi od operanti in Inghilterra.
La lettura del documento si rivela particolarmente interessante per comprendere come potrebbe cambiare il web (e non solo il web) qualora gli estremisti del copyright dovessero prevalere.
Si ipotizza un'ingerenza non soltanto nei risultati delle ricerche che dovrebbero premiare i siti "certificati" rispetto agli altri, ma anche la completa "sparizione" dai risultati dei siti "pirata".
Si chiede, inoltre, ai motori di ricerca di assicurare che non sosterranno siti illegali consentendo loro di accedere a circuiti pubblicitari, impedendo finanche l'uso di "parole associate con la pirateria" (sic!) ("ensure that they do not support illegal sites by advertising them or placing advertising on them, or profit from infringement by selling key words associated with piracy or selling mobile applications which facilitate infringement").
Seguendo queste linee guida un sito realizzato da fan di una band musicale (che inevitabilmente conterrà materiale "pirata", anche se inoffensivo commercialmente) dovrebbe risultare quasi irraggiungibile attraverso i più comuni motori di ricerca e non dovrebbe poter accedere ad un servizio come "adwords" di google per farsi conoscere.
Ma la parte più inquietante del documento è quella relativa alle apps su android.
Si chiede a Google, in considerazione del suo interesse economico diretto, di:
1. visionare effettivamente ogni applicazione per valutare se possa facilitare o incoraggiare violazioni del diritto d'autore o se, semplicemente, sia strutturata per farlo;
2. rimuovere dall'android market tutte le applicazioni che consentono di scaricare illegalmente contenuti anche via p2p;
3. impedire che applicazioni simili possano essere nuovamente caricate;
4. chiudere gli account degli sviluppatori che abbiano realizzato le applicazioni di cui sopra.
In sostanza la maggior parte della applicazioni, oggi presenti, che consentono di scambiarsi contenuti e di comunicare dovrebbero essere rimosse, posto che nelle comunicazioni tra pari è inevitabile che ci si possa scambiare anche contenuti protetti dal diritto d'autore.
Questa è l'Internet che i titolari dei diritti vorrebbero in nome del copyright: vanno fermati, soprattutto nel loro interesse.
Etichette: android, caso google, censura, copyright, motori di ricerca, open rights group
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