Citare in giudizio (anche) Google ormai va di moda...
Ricorderete senz'altro la vicenda Mediaset vs. Google, con una richiesta da parte di Mediaset di 500 milioni di euro di risarcimento danni per la diffusione, via YouTube, di parti di programmi Mediaset.
Ora è la volta di Vittorio Sgarbi che, offeso da quanto detto da Marco Travaglio il 20 maggio 2008 a Pisa (dichiarazione ripresa e pubblicata su YouTube), ha deciso di citare in giudizio non solo Marco Travaglio ma anche Google Italia S.r.l.
Due riflessioni:
1. Sia nel primo caso, che in quest'ultimo, chi ha materialmente caricato il filmato non è oggetto di attenzione da parte di chi in giudizio assume la violazione di un proprio diritto. Un atteggiamento che ricorda molto le prime crociate contro il file-sharing: si colpiva chi gestiva il sistema e non chi metteva in condivisione. Sarà che se devi andare a reclamare quattrini, vai da chi li ha di sicuro.
2. E' in fase di revisione la direttiva 2000/31/CE i cui articoli 12, 13, 14 e 15 costituiscono le fondamenta giuridiche dell'assenza di un obbligo generale di sorveglianza da parte dei Provider sulle informazioni che trasmettono e/o memorizzano. Quelle fondamenta, ultimamente, mi pare stiano iniziando a mostrare crepe, soprattutto per quanto concerne gli hosting provider. Crepe in cui gli avvocati si insinuano assai volentieri. Crepe dal cui allargarsi potrebbe derivare un serio nocumento per la libertà di espressione in Rete. Occorre sancire in maniera ancora più forte l'indipendenza dei Provider rispetto alle informazioni veicolate.
p.s.: leggo ora che Guido Scorza ha dedicato un post allo stesso argomento, partendo da un episodio diverso... ve ne consiglio la lettura.
Etichette: google, mediaset, provider, responsabilità, sgarbi, youtube
4 Commenti:
Ciao Marco! Mi piacerebbe provare a esporti questa osservazione per sapere cosa ne pensi. Vengo subito al punto: sono pienamente d'accordo, in linea di principio ogni persona dovrebbe essere direttamente responsabile per le violazioni commesse. Però nel caso specifico di servizi come You Tube a me vengono alcuni dubbi sull'ipotesi di una completa deresponsabilizzazione dei gestori degli stessi. Provo a spiegarmi meglio. Senza ombra di dubbio l'utente che posta su You Tube un video preso da una trasmissione Mediaset sta commettendo uno sbaglio e dovrebbe risponderne direttamente. Tuttavia è anche vero che un video tratto da una trasmissione televisiva "professionale" (passami il termine) ha potenzialmente un valore di richiamo ben maggiore di quello della stragrande maggioranza di ugc inseriti - che spesso non riescono a circolare oltre la ristretta cerchia di amici all'interno della quale gli stessi hanno effettivamente un senso (molti filmati ad esempio si riferiscono ad esperienze condivise da gruppi di amici che agli occhi di un osservatore esterno possono sembrare insensate).
You Tube (e simili) è un servizio gratuito che vive di una posizione di rilievo rispetto ad altri sistemi di video sharing grazie alla massa di utenti che riesce a conquistare. Mi chiedo: se ci fossero solo contenuti completamente creati dagli utenti avrebbe lo stesso successo? O possiamo invece affermare che una parte (e sottolineo "una parte", non "tutto", ci mancherebbe!) del suo successo possa essere imputabile alla presenza anche di video originali? Qualora infatti i contenuti originali non venissero visti dagli utenti di You Tube (interessati solo agli ugc "puliti"), per quale motivo citare in giudizio Google? Se però accettiamo che questi contenuti sono anche uno strumento di richiamo per quella che è già o che diventerà l'utenza di You Tube, allora è anche vero che Google ne riceve indirettamente un vantaggio. Non sarebbe allora forse opportuno punire anche Google (e quindi sia Google che l'utente scorretto) per un mancato controllo sui contenuti che offre (per quanto mi possa certamente rendere conto della difficoltà nel porre in essere simili controlli)? In caso contrario non ci sarebbe il pericolo che Google possa aumentare il proprio vantaggio competitivo da una parte sfruttando contenuti originali e quindi di maggior richiamo per l'utenza, dall'altra, in caso di possibile denuncia, lasciando che le responsabilità giuridiche cadano esclusivamente sulle spalle dell'utente "scorretto"?
Io purtroppo non sono ancora riuscito a farmi un'idea precisa sulla questione e mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu al riguardo. Ti ringrazio in anticipo per l'attenzione,
Ciao e buona giornata ;) !
Ciao Alessandro
a dir la verità su questo (e su tutto il resto, a dirla tutta) non ho certezze granite.
Mi sembra, però, che un sistema fondato su una sostanziale irresponsabilità degli ISP sia più idoneo a tutelare la libera manifestazione del pensiero rispetto ad uno che preveda a loro carico un generalizzato dovere di sorveglianza.
Il caso specifico può certamente smentire questa mia affermazione, ma la norma non deve (o non dovrebbe) essere funzionale a questo o a quel caso.
Quello che dici su YouTube è così eclatante che, a mio avviso, oscura il fatto che quasi tutti gli hosting provider hanno da sempre funzionato così. Senza magari costruire un impero economico ma ricavando guadagno dal "lavoro" degli utenti.
Quello che Lessig in Remix definisce "mutual free riding".
E non sto parlando di UGC ma di "volgarissimo" materiale protetto da diritto d'autore, preso e upoloadato su pagine web costruite artigianalmente e su cui chi ti dava l'hosting gratuito piazzava la sua pubblicità (ricorderai certamente Tripod o simili).
Se ci fosse stato o ci fosse un generale obbligo di sorveglianza Internet per come la conosciamo non sarebbe mai esistita o cesserebbe di esistere.
IMHO
Marco
Grazie mille per la bellissima risposta, Marco. Non mi permetto minimamente, non avendone alcuna competenza, di parlare di aspetti giuridici, ma limitandomi ad osservare il filo logico alla base del tuo post, la posizione che esprimi mi sembra - per quanto possa valere il mio giudizio - condivisibilissima.
Grazie ancora!
buona giornata
Alessandro
good start
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