Una volta passi, due sono troppe
Se c'è qualcuno che conosce Riccardo Luna e i tipi di Wired può far presente che non tutto può essere ridicolizzato per finalità di marketing?
Già è stato duro doversi sorbire la trovata di Internet for Peace (Internet candidata al Premio Nobel per la pace, una cosa che ti leva i ceffoni dalle mani), ora anche questa roba di Internet come diritto costituzionale: decisamente troppo.
Per carità la proposta arriva da uno dei luminari del diritto, il Prof. Stefano Rodotà (che, per inciso, è ordinario di diritto civile e non un costituzionalista, come scrive, Wired... la differenza non è di poco conto), ma questa non è ragione sufficiente per trasformarla nell'ennesima campagna di marketing che, dopo aver strumentalizzato il premio nobel per la face, finisce per strumentalizzare la nostra Costituzione in nome di qualche copia da vendere in più.
Ci sono cose di fronte alle quali occorrerebbe avere ben altro rispetto: la Costituzione è tra queste.
P.s.: non entro nel merito della proposta di Rodotà: la considero un'utile provocazione ed occasione di approfondimento sulla costituzionalizzazione delle tecnologie da svolgere nelle sedi opportune. Non tutto si presta ad una petizione online.
Etichette: costituzione, internet, marketing, rodotà, wired
7 Commenti:
e di quest'altra "campagna" cosa mi dici? http://aliprandi.blogspot.com/2010/10/la-rivista-wired-va-in-creative-commons.html
Credo che tu conosca la risposta :-)
A proposito, ma poi la rivista cartacea è stata rilasciata con una licenza Creative Commons?
non so... spero di sì... sto aspettando il numero di dicembre, poi ti dico.
Ovviamente la rivista è in copyright.
Così come buona parte del sito, ovvero tutto quello che ripubblicano dal cartaceo.
Ciao Marco, la questione se Rodotà sia un civilista o un costituzionalista è piuttosto oziosa, a mio avviso. Chi conosce gli scritti di Rodotà, conosce anche la sua attenzione e la sua sensibilità verso la Costituzione e, piu' recentemente, verso la Carta di Nizza. Le categorie pubblico/privato sono oramai in disuso, non vedo perchè un professore di civile non possa proporre una modifica costituzionale.
Concordo pienamente, invece, per quanto riguarda l'ultimo inciso del mio articolo. E' quello che ho detto anche io, con sfumature leggermente differenti, oggi pomeriggio www.gmriccio.wordpress.com
Vogliamo riformare l'art. 21 cost.? Allora parliamone seriamente, senza raccolte di firme.
Ciao Giovanni,
la questione sul "civilista/costituzionalista" non era certo volta a sminuire l'autorevolezza di Rodotà, i cui scritti rappresentano per me un punto di riferimento.
Del resto la sua storia personale e la sua produzione scientifica non hanno bisogno di parole aggiuntive da parte di un umile giurista alle prime armi quale io sono.
La mia era una critica (a questo punto condivisa anche da te e ne sono lieto) a Wired e alla sua modalità "vota online per la modifica della costituzione".
Lanciare una campagna del genere e dimostrare di non conoscere la storia accademica del proponente la modifica è la migliore cartina di tornasole sulla serietà dell'iniziativa.
Io non ho commentato (e non intendo commentare) la notizia per le stesse ragioni per le quali ho manifestato disapprovazione nei riguardi di chi ha commentato (in alcuni casi addirittura: sostenuto) la precedente iniziativa del Nobel. La cosa che ancor più mi ha infastidito è che la notizia è stata data proprio in concomitanza del sessantesimo anniversario della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che all'art.10 riproduce uno dei massimi principi di garanzia della libertà di espressione.
G.C.
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