Internet for Peace: poco poco, ma si era capito
Ora che finalmente il Premio Nobel per la pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo può calare il sipario su una delle più grandi operazioni di marketing degli ultimi tempi, quella lanciata da Wired Italia per la candidatura di Internet per il nobel per la pace.
Ora siccome "Grazie alla campagna Internet for Peace, Wired sia riuscito a fare quello che oggi devono fare i grandi brand: alimentare dei “movimenti sociali”, cavalcandone l’energia e diventando esponenti di spicco di un movimento sociale e culturale" e "Le prossime battaglie? Sono le parole d’ordine del movimento. Come dice Riccardo Luna nel suo post: “Ci batteremo ogni giorno per tre cose fondamentali: una più che decente connessione a banda larga per tutti, il wifi libero e la libertà della Rete”, mi permetto di suggerire a Riccardo Luna e a Wired Italia di riscoprire e, dunque, trarre ispirazione da uno dei massimi pensatori del novecento: il mitico Catalano di quelli della Notte (v. video sopra).
Inviterei, allora, Wired a battersi per cose altrettanto fondamentali come la felicità per tutti, meglio il downloading gratuito che quello a pagamento, meglio una connessione più veloce che una meno veloce.
Ecco... io candiderei la banda larga per il nobel per la pace del prossimo anno. Internet era un pò deboluccia, ma la banda larga secondo me ce la può fare.
3 Commenti:
Ciao Marco,
apprezzo l'ironia ma disapprovo la scelta di dedicare all'argomento un post specifico. In Italia di spot, widget ed operazioni di marketing più o meno occulte ne abbiamo fin troppi. A mio avviso lo spazio di questo post avresti potuto dedicarlo a commentare quanto è stato scritto sul TIME in merito alla fuga dei cervelli dal nostro Paese: http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2024136-1,00.html
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2024136-2,00.html
G.C.
Ciao G.C.,
permettimi di dissentire.
Credo sia la prima volta che il conferimento di un premio nobel venga strumentalizzato per realizzare la campagna marketing di una rivista.
Non mi sembra una cosa di cui non sia meritevole discutere. Al contrario mi sembra che se ne parli troppo poco.
Sono d'accordo con Marco,
per quanto sia discutibile ed opinabile si tratta di un case history di marketing e merita ssolutamente tutto lo spazio necessario per spiegare ed approfondire.
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