Giù le mani dai blog!
Accolgo volentieri l'invito di Alessandro Bottoni, vice presidente del Partito Pirata, per un google bombing a difesa della libertà di espressione in rete.
Col favore delle tenebre. No, anzi… delle ferie
In pieno Agosto 2007, mentre l’intero paese era in vacanza, il solerte Ricardo Franco Levi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha presentato un progetto di legge chiaramente concepito con il solo scopo di mettere la museruola a tutti coloro che intendono far sentire la voce della Società Civile attraverso il World Wide Web. La settimana scorsa, nel più assoluto silenzio, questo progetto di legge liberticida ha ottenuto l’approvazione del Consiglio dei Ministri, guidato da Romano Prodi. Ecco come ne ha dato la notizia Repubblica:
ROMA - Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all’esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E’ un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all’orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.
[Da Repubblica del 19 Ottobre 2007]
Scherzetto o balzello?
La prima, e la più grave, conseguenza, di questo scherzo di Halloween del nostro amato Governo è un aumento iperbolico dei costi e delle complessità burocratiche necessari per mantenere in vita un qualunque sito web, compreso un blog personale. In pratica, chiunque volesse pubblicare qualunque cosa (anche le ricette della nonna) su un blog gratuito (come Wordpress o Blogger) sarebbe comunque costretto a registrare la propria “testata giornalistica” presso il famigerato ROC (“Registro degli Operatori di Comunicazione”). Per chi non lo sapesse, il ROC è un database delle persone autorizzate dalla legge a parlare in pubblico, cioè qualcosa che esiste in due soli paesi al mondo: in Italia ed in Cina!
Ecco come spiega quello che sta succedendo il quotidiano Repubblica:
“Articolo 6 del disegno di legge. C’è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall’Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia “attività editoriale”. L’Autorità non pretende soldi per l’iscrizione, ma l’operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un “prodotto editoriale” anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l’informazione, ma è anche qualcosa che “forma” o “intrattiene” il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso.”
[Da Repubblica del 19 Ottobre 2007]
“Articolo 6 del disegno di legge. C’è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall’Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia “attività editoriale”. L’Autorità non pretende soldi per l’iscrizione, ma l’operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un “prodotto editoriale” anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l’informazione, ma è anche qualcosa che “forma” o “intrattiene” il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso.”
[Da Repubblica del 19 Ottobre 2007]
Per legge, una “testata giornalistica” (come “Repubblica Online” o “Punto Informatico”) deve avere un suo Direttore Responsabile e deve essere pubblicata da una Società Editrice. Ovviamente, sia l’uno che l’altro vogliono essere pagati per il lavoro che svolgono e per le responsabilità (anche penali) che si accollano. Altrettanto ovviamente, nessun blogger sarà mai in grado di coprire questi costi. Di conseguenza, la stragrande maggioranza dei blog gestiti da italiani sono destinati a chiudere. Si noti che questo vale anche per i blog pubblicati in altre lingue e su altri mercati. Ciò che conta è infatti la residenza dell’autore.
Questo disegno di legge potrebbe quindi riuscire in qualcosa che nemmeno il giverno Cinese è mai riuscito a mettere in atto: la cancellazione dei blog dalla faccia del pianeta. Incredibilmente, potrebbe riuscire in questa opera senza nemmeno varare una legge che affermi esplicitamente che gestire un blog è illegale. Una azione come questa, infatti, susciterebbe un coro di proteste. Il nostro amato Governo potrebbe riuscire in questa impresa semplicemente innalzando i costi di gestione di un blog ad un livello inaccettabile per gli autori. Un modo molto più sottile e meno appariscente di mettere in atto una delle più odiose forme di censura che si possano concepire.
Il porto d’armi per il Blog
Ma questo è solo uno degli effetti di questo progetto di legge. L’altro è che trasformando i blog in testate giornalistiche si trasformano i blogger in giornalisti de facto ed i loro reati da semplici maracechelle in reati penali di notevole peso. In particolare, il reato di diffamazione commesso da un blogger non sarebbe più “diffamazione semplice” ma “diffamazione a mezzo stampa”. La differenza in termini di anni di galera e di euro di danni da pagare al diffamato è notevole.
In buona sostanza, chiunque volesse ancora dire la sua attraverso un blog dovrebbe agire con la stessa cautela di chi decide di portare un’arma sulla persona.
Le rassicurazioni di Mangiafuoco
Naturalmente, a fronte di un testo di questa gravità, steso nero su bianco, il Sottosegretario Levi sta spendendo una grande quantità di parole (vibrazioni dell’aria tra due persone) per rassicurare i blogger che “No, assolutamente! Non è nostra intenzione chiudere la bocca alla Società Civile ed ai dissidenti”. Ecco come riporta le rassicurazioni del sottosegretario il solito quotidiano “La Repubblica”:
Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, sdrammatizza: “Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile”.
[Da Repubblica del 19 Ottobre 2007]
Ma è possibile una cosa del genere? O ci state prendendo in giro?
Giudicate voi stessi:
“Testo della Proposta di Legge del 3 Agosto 2007” sul sito del Governo.
“Il Governo riforma l’editoria. Allarme in Rete.” a Repubblica Online.
“Il Governo vara la Internet Tax.” a Punto Informatico.
“La nuova legge sull’editoria del Governo obbligherà tutti i blog e i siti a diventare testate giornalistiche” a Civile.it.
Che fare?
Si può fare qualcosa per contrastare questo ignobile progetto di censura, degno solo della più squallida delle dittature? Si, si può fare qualcosa. Ad esempio, si può spargere la voce. Si può far sapere all’intero paese (e, se possibile, al mondo intero) che un Governo che si autodefinisce di Sinistra, vicino al popolo e difensore della Libertà, sta cercando di cancellare l’intero “fenomeno blog” dal suo ramo di Internet.
Lo si può fare ripubblicando questo testo, così come lo trovate, sui vostri siti web, ovunque possibile. Questo testo, infatti, contiene al suo interno un link a sé stesso. Ripubblicandolo su molti altri siti web si fa in modo che Google (ed altri motori di ricerca) lo innalzino nel loro punteggio (“rank”) e lo presentino tra i loro risultati migliori ogni volta che un internauta cerca il termine “blog”. In questo modo, chiunque sia interessato, anche marginalmente ai blog può essere raggiunto da questo grido di allarme. Per ripubblicare il testo, basta fare un copia&incolla.
Questa tecnica si chiama Google Bombing e, a dispetto del nome è perfettamente legale e perfettamente corretta. Potete trovare altre informazioni su questa tecnica a wikipedia: Google Bombing.
Ovviamente, questo testo viene pubblicato con una licenza adatta a questo scopo:
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
Inoltre, potete firmare la petizione che abbiamo aperto per contrastare questo disegno di legge:
http://www.petitiononline.com/noDDL/petition.html
Grazie della vostra collaborazione
Alessandro Bottoni
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