martedì, ottobre 09, 2007

Quattro ragioni per cui la RIAA ha vinto...

Mentre la causa Virgin et al. vs. Thomas (qui trovate l'atto introduttivo) sembra destinata a proseguire in appello riporto le quattro ragioni per le quali, secondo Declan McCullagh, la RIAA ha vinto nel giudizio di primo grado. Ho operato una veloce traduzione, spero di non essermi perso nulla per strada. Ad ogni modo eccovi il link dell'articolo originale.

1. La RIAA è stata in grado di associare un nome utente e indirizzo IP con la Thomas. Non c’è sempre una corrispondenza 1 a 1 tra un indirizzo IP e un computer specifico, naturalmente, come tutte le persone che stanno dietro ad un firewall aziendale probabilmente sanno. Ma gli utenti domestici tendono ad essere più facilmente individuati e oggi è semplice per un avvocato che abbia ottenuto un’ingiunzione nei confronti di un provider scoprire chi sono. Grandi fornitori di servizi Internet hanno interi dipartimenti per rispondere a queste richieste.
Il fatto che la Thomas abbia usato pubblicamente il soprannome "tereastarr" e vi abbia associato un tereastarr_at_hotmail.com come indirizzo di posta elettronica - e poi abbia scelto lo stesso come nome utente per Kazaa – può aver incommensurabilmente agevolato la RIAA. Al contrario, se Thomas avesse usato un nome utente di Kazaa "anonimo" cè da chiedersi se la giuria non sarebbe stata maggiormente dalla sua parte. I giurati sembrano aver respinto categoricamente (e ragionevolmente) la rivendicazione del suo avvocato di un eventuale spoofing (falsificazione) dell’indirizzo IP della convenuta.

2. La istruzioni della RIAA alla giuria. Sia la RIAA che la difesa hanno presentato proposte per le istruzioni da fornire ai giurati. Entrambe sono piuttosto simili a causa dei vincoli dei precedenti giurisprudenziali dell’Ottavo Circuito.
La differenza fondamentale è che la RIAA ha formulato due proposte, che, nell’eventualità del loro accoglimento, sarebbero diventate le istruzioni numero 14 e 15 delle Giuria: proposte che la difesa non ha valutato nella loro esatta portata. Una volta che il giudice distrettuale Michael Davis si fosse schierato con la RIAA su questo punto cruciale, cosa che poi ha effettivamente fatto, e avesse adottato tali proposte, la RIAA avrebbe avuto vita facile. Queste due istruzioni cruciali sono:

n. 14: L'atto di scaricare da reti peer to peer registrazioni sonore coperte da copyright, senza la licenza dei titolari dei rispettivi diritti d'autore, viola il loro diritto esclusivo di riproduzione.

n. 15: L'atto di rendere disponibili per la distribuzione elettronica su una rete peer to peer registrazioni sonore coperte da copyright, senza la licenza dei titolari dei rispettivi diritti d'autore i, viola il loro diritto esclusivo di distribuzione dell’opera, indipendentemente dal fatto che la l’effettività della distribuzione sia stata dimostrata.


3. "Rendere disponibili." L’istruzione n. 15 è la più importante. Si dice che la RIAA non ha bisogno di offrire alcun elemento di prova che i “rapaci” utenti di Kazaa abbiano effettivamente scaricato brani dal computer della Thomas. La sola cosa che hanno bisogno di provare è che la Thomas abbia intenzionalmente collocato i brani in una cartella condivisa accessibile al pubblico cosicchè avrebbero potuto essere scaricati. C’è una grande differenza.
Ad ogni modo questo non è un ragionamento estremista. Nel mese di febbraio un giudice in Pennsylvania ha seguito la stessa impostazione per cui “rendere disponibile” è di per sé una violazione del copyright. Marybeth Peters della U.S. Copyright Office ha sostenuto che "rendere (un file) disponibile su reti peer to peer affinché altri utenti possano scaricarlo costituisce una violazione del diritto esclusivo di distribuzione, nonché del diritto di riproduzione". L’interpretazione fornita dal Giudice Davis non è l’unica interpretazione possibile, ma è di sicuro una interpretazione difendibile.

4. La legge sul copyright è dura. Una volta che la giuria ha deciso che la Thomas era dietro l'indirizzo IP in questione, si è andati inevitabilmente verso una forte ammenda di almeno $ 18.000. In questo caso, alla giuria sono state date queste istruzioni:

N. 22: In questo caso, ciascun attore ha deciso di recuperare i c.d. "Statutory damages", invece del suo effettivo risarcimento per lucro cessante e danno emergernte Sulla base delle disposizioni del Copyright Act, ogni attore ha il diritto di ottenere una somma non inferiore a $ 750 e non superiore a $ 30,000 per ogni atto di violazione (che, in questo caso,è per ogni registrazione del suono scaricato o distribuito senza licenza), come voi (la giuria) riterrete giusto. Se, tuttavia, si scopre che la condotta del convenuto è stata intenzionale, allora ogni attore ha diritto ad una somma di un massimo di 150.000 $ per ogni atto di violazione (che è, per ogni registrazione del suono scaricato o distribuito senza licenza), come voi (la giuria) considererete appropriato.
Nel determinare la giusta quantità di “statutory damages” per violazione da parte del convenuto, potrete prendere in considerazione la volontà della condotta del convenuto, la sua innocenza, la prosecuzione dell’infrazione dopo la relativa comunicazione di infrazione o conoscenza della stessa o in sconsiderata violazione del diritto d'autore, l’effetto della precedente o concomitante attività di violazione del diritto d'autore da parte della convenuta e se un profitto o un guadagno è stato raggiunto.


In questo caso, la giuria ha scelto di condannare la convenuta al pagamento di $ 9250 per ciascuna delle 24 canzoni oggetto di contestazione per una somma complessiva pari a $ 222.000. L’ammontare minimo del risarcimento avrebbe potuto essere di $ 18.000, mentre quello più elevato $ 720.000.

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