sabato, febbraio 09, 2008

Interessa davvero a qualcuno?

Qualcuno forse ricorderà la storia del DMCA modello svizzero, il provvedimento con cui anche lo stato elvetico si uniformava al trend internazionale e assicurava copertura legale all'autotutela tecnologica.
La norma per la verità non era così male e prevedeva addirittura una sorta di right to hack, ossia un diritto a violare le misure tecnologiche di protezione poste a tutela dell'opera qualora ciò avvenisse per scopi legali.

Ma il post non è su questo. Il post è sulla raccolta di firme che era partita all'indomani dell'adozione del provvedimento. Ne sarebbero servite 50.000 per chiedere di rivedere la legge impedendo così la sua entrata in vigore.

Sapete quante ne sono state raccolte? Solo 803.

Chi si occupa, per lavoro o per passione, di diritto d'autore e nuove tecnologie (ma più in generale di informatica giuridica, nella sua accezione più ampia) può spesso sfociare nell'autoreferenzialità. Ci si legge solo "tra di noi", si discute animatamente (sempre tra i soliti noti, alcuni dei quali finiscono per acquisire anche una certa celebrità nell'ambiente di riferimento) ma, alla fine delle partita, nel mondo reale, là fuori, le cose che davvero interessano sono altre.

Le limitazioni poste dall'ennesima legge sul diritto d'autore occupano e preoccupano solo chi ad esse ha votato la propria esistenza.

Mio cugino di 15 anni mi ha spiegato la sua visione del diritto d'autore: "scaricare musica è consentito, scaricare i film è illegale".

Comincio a pensare che abbia ragione lui.

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3 Commenti:

Alle 12:52 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

Secondo me dipende molto anche da come le cose vengono raccontate. Spesso i soliti noti parlano una lingua troppo tecnica e troppo fuori dalla portata della gente comune. E' normale che un tecnico parli in modo tecnico ma è anche normale restare poi in una cerchia ristretta.
Ma la cosa che più incide sulla scarsa partecipazione è che le persone ai progetti e progettini che poi rimangono sempre lì non ci crede (e come dargli torto??). Alle persone occorre dare qualcosa di concreto, delle risposte e delle soluzioni immediate: è l'unico modo per coinvolgerle. Tutto il resto è destinato a restare nella torre d'avorio. Creative commons, per esempio, ha dato qualcosa di concreto: ecco che le persone le utilizzano quel qualcosa di concreto. Il problema è che non sono molti quelli che hanno qualcosa di concreto da offrire. Più che di tecnici abbiamo bisogno di visionari, inventori, creativi nel vero senso della parola. Anche perché di commentatori, pur qualificatissimi, ce ne sono tanti, ma di persone in grado di trovare soluzioni con un'idea, anche semplice, ce ne sono poche.

 
Alle 1:24 AM , Blogger TALITHA ha detto...

COME PER OGNI COSA LA RAGIONE STA IN MEZZO....
CERTO I RAGAZZI DI OGGI HANNO UNA CONCEZIONE DI CIO' CHE E' LEGALE MOLTO PARTICOLARE!
BISOGNA EVITARE DI "SFOCIARE NELL'AUTOREFERENZIALITA'" COINVOLGENDO NELLE "BATTAGLIE" ANCHE CHI PUO' ESSERE MARGINALMENTE INTERESSATO ALLA QUESTIONE.
UNA MIA PERSONALE OPINIONE MI FA RILEVARE COME ORAMAI IN ITALIA,MA NON SOLO,SI HA L'ABITUDINE DI RISPONDERE AI PROBLEMI LEGIFERANDO.
FACCIAMO LEGGI SU LEGGI,SENZA OCCUPARCI DELLA GIUSTA APPLICAZIONE DELLE NORME GIA' ESISTENTI.
IL DIRITTO D'AUTORE E' UN TEMA GIURIDICO MOLTO INTERESSANTE CHE NON RIGUARDA SOLO I TECNICI DEL DIRITTO MA ANCHE TANTE ALTRE CATEGORIE.
CERCHIAMO DI FAR ARRIVARE UNA CORRETTTA INFORMAZIONE ALLA GENTE E RENDIAMOCI MENO "INCOMPRENSIBILI".
BUON LAVORO.
MELANIA.

 
Alle 2:26 AM , Blogger herr doktor ha detto...

mah, la materia non aiuta, sia perchè la normativa è davvero molto "tecnica" e ormai molto lontana dai principi che la ispiravano
francamente molto spesso mi chiedo se nel complesso gli obiettivi di questa normativa (riconoscimento dell'autore e dei suoi diritti e contemperamento di tali diritti con l'interesse pubblico alla conoscenza e alla diffusione del sapere) siano ancora gli obiettivi della legge ....
Certo, non è facile spiegarsi e non sempre si è capaci di farlo.
Ma spesso mi chiedo se, in questa materia più che in altre, non ci sia una forte presenza di 'pregiudizi' (o di giudizi 'preformattati', sommari ma egualmente diffusi)
I messaggi dei media sono 'forti' e generici allo stesso tempo: "la proprietà intellettuale è debole...", "la proprietà intellettuale è in pericolo ...."
soprattutto lo spazio tra la realtà percepita (scaricare musica da internet è furto) e comportamenti (chi non lo ha mai fatto, sicuro - finora - della sostanziale impunità?) o l'apparente gratità di determinate fruizioni di proprietà intellettuale (ad. es. la radio) contribuscono ad aumentare la confusione nell'utente
soprattutto il diritto della p.i. è un diritto per pochi, per tecnici, "roba che non si capisce" (e se lo studi capisci che è è vero, è proprio così ....)
I media sono essi stessi "content provider" (spesso, appunto, sono editori) e quindi non prenderanno mai una posizione per le esigenze dell'utente
manca un soggetto che possa rappresentare le esigenze dell'utente e che faccia (anche) l'attività di comunicazione necessaria ....
'notte

 

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