Il senso della legge (e delle leggi)
Melania, commentando il precedente post, scrive "in Italia, ma non solo, si ha l'abitudine di rispondere ai problemi legiferando. Facciamo leggi su leggi, senza occuparci della giusta applicazione delle norme già esistenti".
Sono assolutamente d'accordo. Siamo afflitti da ipertrofismo normativo, o, meglio, da quello che il Prof. Rodotà ha brillantemente definito "imperialismo giuridico". C'è una inarrestabile tendenza a normare ogni aspetto dell'esistenza, a non lasciare nulla al "non diritto", quasi che, in assenza della regola giuridica, i rapporti non possano ugualmente svlupparsi in modo ordinato.
Guardando poi al settore specifico del diritto delle nuove tecnologie, mi pare si possa intravedere un'ulteriore tendenza (che, in qualche modo, avevo cercato di enucleare nell'articolo "L'informatica, il Diritto e l'Importanza dell'Errore"). Si tende a legiferare avendo come unico pensiero l'inviolabilità della disposizione.
Si considera "buona" una disposizione se è difficile violarla (se poi fosse addirittura impossibile, con un'iniezione tecnologica, tanto meglio).
Si costruiscono, così, mostruosi impianti normativi fatti di regole e regolette che altra funzione non hanno se non quella di rendere il sistema "più sicuro" (leggasi "invulnerabile").
L'ordinamento ha un senso? Risponde ad esigenze sentite dalla collettività? Ha consenso sociale? Non importa, l'importante è che sia sicuro.
A mio avviso una norma è davvero buona quando è rispettata a prescindere dal (pur necessario) sistema sanzionatorio che l'accompagna, quando l'assetto dei rapporti sociali che ne risulta è migliore del precedente.
Una norma è davvero buona quando leggendola in dieci, tutti e dieci ci leggono la stessa cosa.
Insomma, quante buone norme conoscete?
P.s.: grazie sia a Federico che a Herr Doktor per aver posto il problema della comunicazione. Trovo anche io che quello della comunicatività sia il maggior pregio del progetto Creative Commons e il maggior difetto di molti altri progetti, anche italiani, che forse saranno più solidi dal punto di vista giuridico ma trasmettono la passione di una natura morta.
Etichette: diritto, legge, nuove tecnologie
5 Commenti:
Dici bene, creative commons è un progetto che brilla anche per comunicatività!
A cosa ti riferisci quando parli di progetti italiani forse più solidi di creative commons ma che trasmettono la passione di una natura morta??
Preferisco non fare nomi... ma già il fatto che non si conoscano o si conoscano poco evidenzia che quanto a comunicazione forse c'è da migliorare qualcosina.
Io l'unico progetto italiano che conosco è copyzero, non so se hai presente. E trovo che sia anche un'idea geniale, uno di quegli esempi di concretezza di cui parlavo commentando l'altro post.
Mi piacerebbe però sapere se ce ne sono degli altri perché se un progetto è poco noto e merita occorre nominarlo e farlo conoscere!!!
Ma immagino che ci siano anche altri progetti e in tutto il mondo! Solo che bisogna sempre vedere cosa hai a disposizione quando fai comunicazione. Creative commons, ad esempio, è stata finanziata dal centro per il pubblico dominio (o qualcosa di simile) con cifre stratosferiche ed attualmente ha un presidente-imprenditore che l'ha sempre finanziata, sin dalla nascita. Cose simili sono accadute anche con progetti tipo wikipedia od ubuntu (che oggi come oggi è forse la distro linux più conosciuta e diffusa!): c'è sempre un investimento economico o l'iniziativa di un imprenditore alla base del successo di tanti progetti conosciuti. La moneta ti serve ANCHE a fare comunicazione ovunque, a mettere piedi in ogni parte del globo.
Anche fuori da questo ambito, ci sono tanti progetti validi e che brillano in comunicatività, ma non per questo riescono a farsi conoscere perché tu puoi fare tutta la bella comunicazione che vuoi ma se non hai un'idea geniale (tipo napster) e i soldi per farti la pubblicità che conta (ubuntu in america ha i cartelloni pubblicitari sull'autostrada, ma, più in generale, potrei anche dirti: in quanti conoscevano linux prima che delle aziende lo distribuissero???) allora tutto diventa più difficile.
Anche io ed un amico avevamo un'idea da sviluppare sul web, ma poi servivano i soldi e tutto si è arenato lì, malgrado ci fossimo detti un sacco di volte "non ti preoccupare, tanto i soldi con internet si trovano, pensiamo a progettare".
Scusate il semisfogo ma solo se ci sei passato sai quant'è difficile emergere oggigiorno, anche perché l'informazione che passa è talmente tanta che è difficile selezionarla!! ;)
Hai proprio ragione. Senza finanziamenti non si va da nessuna parte.
Gli esempi che citi sono esemplari.
Se è vero che un approccio collaborativo consente una polverizzazione dei costi è altrettanto vero che una buona idea necessita di promozione e la promozione ha un costo. Il passaparola ha grandi potenzialità ma da solo non è sufficiente.
A proposito del progetto cui fai riferimento... venerdì in G.U. è stato pubblicato questo bando
http://www.gazzettaufficiale.it/guri/atto_fs.jsp?sommario=true&service=3&expensive=0&dataGazzetta=2008-02-08&redazione=08E01096&numgu=11&progpag=1&sw1=0&numprov=0
vedi se può esserti d'aiuto
grazie per la dritta
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