La trasparenza e i suoi inconvenienti
Come altri amici in giro per la Rete, sono rimasto colpito dalle parole del Prof. Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che, stando a quanto riferisce il corriere, starebbe meditando di di smettere di rendere pubblici i dati sui terremoti per evitare che siano travisati.
Se si esula dal caso specifico, le dichiarazioni del Prof. Boschi potrebbero costituire l'utile innesco di una discussione sulla trasparenza in Rete e i suoi inconvenienti.
Non sarà sfuggito ai più attenti osservatori delle cose della Rete come analogo dibattito si sia sviluppato nei mesi scorsi negli Stati Uniti, grazie ad un articolo di Lawrence Lessig dal titolo eleoquente "Against transparency. The perils of openness in government".
Lessig, che non può certo essere considerato un reazionario o un nemico della rete, in quell'articolo argomenta circa gli effetti collaterali di un certo modo di intendere la trasparenza nella vita pubblica (e in questo caso, forse, potremmo dire nei dati pubblici): "Likewise with transparency. There is no questioning the good that transparency creates in a wide range of contexts, government especially. But we should also recognize that the collateral consequence of that good need not itself be good. And if that collateral bad is busy certifying to the American public what it thinks it already knows, we should think carefully about how to avoid it. Sunlight may well be a great disinfectant. But as anyone who has ever waded through a swamp knows, it has other effects as well".
Insomma discutiamone senza preconcetti. E' davvero una buona cosa, in nome della trasparenza, mettere in mano ad un paziente ipocondriaco tutta la lista dei medicinali disponibili sul mercato?
Etichette: internet, open data, openness, trasparenza
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