venerdì, luglio 02, 2010

Parole sante quelle di Fini sul DDL Intercettazioni

Gianfranco Fini ha avuto modo di esprimersi così nel corso della presentazione della rivista politica diretta da Alessandro Campi:

"Io non ho interesse a fare il controcanto ma su alcune questioni non faccio finta di non vedere. Dopo le parole del procuratore Grasso serve una riflessione sul ddl intercettazioni. Se si è in buona fede le soluzioni si trovano, sennò non accetto che non si possa contestare una decisione già presa». «Certo è una vergogna il fatto che possano finire su giornali telefonate che non c'entrano nulla ma vogliamo discutere? Ma quale nesso c'è tra la necessità di una legge ed il divieto per la polizia di mettere una cimice nella macchina della moglie di un mafioso? Lo dicono i sindacati di polizia, lo dice il procuratore Grasso. Vogliamo fermarci e riflettere perché il valore della legalità è intoccabile"

Sono parole sante che nel frastuono di questi giorni hanno il pregio di mantenere distinti due aspetti del DDL intercettazioni (pessima proposta di legge per come uscita dal Senato, imho) molto spesso tenuti insieme (ad arte?): 1) la disciplina delle intercettazioni come mezzo di ricerca della prova; 2) la pubblicazione sulla stampa degli atti di un procedimento penale.

L'idea che le regole attuali consentano un abuso delle intercettazioni è sbagliata. Sono le persone che applicano quelle regole eventualmente a perpetrare abusi. Dal punto di vista della tenuta della norma, l'impianto offre di per sè garanzie e non c'è necessità di rivisitazioni.

L'idea che occorra ridurre le intercettazioni, per ridurre il numero delle intercezzazioni che finiscono sui giornali è ancora più sbagliata. Sarebbe come dire: siccome non riesco a tenere i buoi nella stalla, ne ammazzo una buona parte così quelli che scappano sono di meno.

L'idea che tutto quello che finora i giornali hanno pubblicato sia legale e diventerebbe illegale in caso di approvazione di questo DDL è anch'essa sbagliata: gran parte delle intercettazioni pubblicate provengono da materiale coperto da segreto istruttorio e che non avrebbe dovuto uscire dalle procure perchè così vuole la legge. Pensare di punire gli editori è sbagliato? Pensare di punire i giornalisti è sbagliato? Probabilmente si, anzi sicuramente si.

Mi aspetto, però, che in un paese civile, se un atto coperto da segreto istruttorio che riguarda un mio procedimento, nel quale posso essere stato coinvolto per un'infinità di ragioni, finisce sui giornali, qualcuno paghi con il proprio posto di lavoro o con la propria carriera.

Perchè il valore della legalità (di tutta la legalità) è intoccabile.

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