Corte di Giustizia Europea sui giochi d'azzardo online
Mi è capitato di leggere quasi casualmente questa sentenza del settembre 2009 della Corte di Giustizia Europea sul tema del gioco d'azzardo online.
Siccome a suo tempo non mancarono le polemiche sulla "censura" che la normativa nazionale avrebbe comportato rispetto al libero accesso ai contenuti presenti in rete, fa piacere leggere dalla Corte di Giustizia Europea che "si può fare" (il caso, peraltro, è relativo alla normativa portoghese che, evidentemente, è assai simile alla nostra).
"(C-42/07) LIBERA PRESTAZIONE DI SERVIZI - GIOCHI DI AZZARDO VIA INTERNET - DIVIETO DA PARTE DELLE LEGISLAZIONI NAZIONALI - COMPATIBILITA' La Corte, nel valutare la compatibilità al diritto comunitario della normativa portoghese, ha stabilito che l'obiettivo di lotta contro la criminalità, invocato dal Portogallo, può costituire un motivo imperativo di interesse generale idoneo a giustificare restrizioni nei confronti degli operatori autorizzati a offrire servizi nel settore del gioco d'azzardo. Infatti, tali giochi implicano, tenuto conto della rilevanza delle somme che essi consentono di raccogliere e delle vincite che possono offrire ai giocatori, rischi elevati di reati e frodi. Inoltre, ha affermato che il sol fatto che un operatore privato offra legalmente servizi ricompresi in tale settore tramite Internet in un altro Stato membro in cui sia stabilito ed in cui sia già soggetto, in linea di principio, a taluni requisiti di legge ed a controlli, non può essere considerato garanzia sufficiente di protezione dei consumatori nazionali contro i rischi di frode e di criminalità. Infatti, in tale contesto, le autorità dello Stato membro di stabilimento possono incontrare difficoltà nel valutare le caratteristiche qualitative e l'onestà professionale degli operatori".
Etichette: corte di giustizia, giochi, inibizione, online, scommesse
2 Commenti:
Conoscevo già la sentenza.
La corte riconosce la possibilità di bloccare un sito straniero per motivi di interesse pubblico, ma, a mio parere, non giustifica i blocchi italiani.
Infatti, anche se le legislazioni italiana e portoghese sono simili, il nostro comportamento è sostanzialmente dovuto a ragioni fiscali, non di ordine pubblico. L'aams non effettua alcun controllo di tale tipo sui concessionari, nè pone freni allo sviluppo del gioco, anzi lo incoraggia. Infatti mi risulta che la corte europea continui a censurare il comportamento restrittivo italiano (a differenza del portoghese).
Mi pare che anche la nostra normativa abbia finalità di ordine pubblico. Del resto la regolamentazione delle scommesse ha quella finalità quasi per definizione.
Ad ogni modo l'altro precedente che ricordo io è del 2004 e riguardava gli aspetti penali.
Se però ci sono state pronunce recenti della Corte che affermano l'incompatibilità della nostra normativa con l'ordinamento comunitario, allora la questione è ben diversa.
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