E la PEC di Brunetta dov'è?
Appare, ormai, evidente che il Ministro Brunetta abbia eletto la Posta Elettronica Certificata a strumento principe nelle comunicazioni telematiche.
Solo così si spiega tanta enfasi normativa in materia di PEC.
Il paradosso è che, a causa di tale enfasi, neppure Brunetta riesce a star dietro alle norme approvate dal Parlamento.
Da ultimo, l'articolo 34 della Legge 69/2009 ha previsto (integrando il Codice dell'Amministrazione Digitale) che "entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti sono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili".
Siamo al 28 luglio e di quell'indirizzo di PEC sul sito della Funzione Pubblica non ve ne è traccia.
Attendendo che il Governo si adegui alle norme da esso stesso proposte (la legge citata origina da un disegno di legge governativo) e dia il buon esempio, viene da chiedersi se il comune cittadino sia chiamato ancora a confidare nella serietà della legge o abbia buone ragioni per ritenere che sia da "fessi" mettersi in regola, visto che le regole cambiano ogni 15 giorni e, male che vada, c'è sempre una proroga o un condono.
P.s.: Devo ringraziare l'amico Massimo Penco per avermi ricordato (lui ingegnere a me giurista!) questa ennesima inutile scadenza imposta alle Pubbliche Amministrazioni e destinata a rimanere lettera morta.
Etichette: amministrazione digitale, brunetta, pec
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