"No one on the Supreme Court has ever played a video game"
Ultimamente sono molto incuriosito dal rapporto tra i videogiochi e la libertà di espressione, ragion per cui seguo con interesse gli sviluppi del giudizio di costituzionalità sulla legge varata dal governo californiano che vieta la vendita ai minori di videogiochi "violenti".
L'Entertainment Consumer Association ha definitito il caso “the single most important moment for gamers, and the pivotal issue for gaming, in the sector’s history”.
La National Youth Rights Association sottolinea la necessità che nel corso del giudizio venga evidenziata la valenza politica di alcuni videogiochi c.d. "violenti" ("Political speech is treated differently than non-political speech. The more examples we can provide of games, especially violent ones, having some kind of political content the better. If we collect enough testimony to convince the court that video games have political value, their distribution will be protected under the First Amendment") e per questa ragione sta preparando un "amicus brief" da sottoporre alla Corte per la redazione del quale chiede l'aiuto dei videogiocatori.
C'è la necessità, secondo la NYRA di "make it clear that video games are more than random violence and that no one should be denied access to them", "We need your testimonies about their social, artistic, and political value to help the justices understand just what they would be taking away if they let this law stand".
Da seguire.
Etichette: california, libertà di espressione, videogiochi, violenza
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