Il pc incustodito giustifica il licenziamento del lavoratore
Con ordinanza n. 2056 del 27 gennaio u.s., la Corte di Cassazione, Sez. IV lavoro, ha rigettato il ricorso avverso la sentenza con cui la Corte di Appello di Napoli aveva dichiarato legittimo il licenziamento disciplinare di un dipendente che aveva consentito l'accesso ad un terzo non autorizzato al pc assegnatogli in dotazione.
La Corte, in particolare, ha ritenuto che "non è ravvisabile alcuna contraddizione logica nell'avere accertato che il comportamento addebitato al M. era stato accessorio rispetto alle operazioni irregolari poste in essere, ma, al contempo, nell'avere ritenuto la gravità della sua condotta, siccome consistita nella violazione di normative bancarie specifiche sulla sicurezza, consentendo l'utilizzo ad un soggetto terzo della propria postazione informatica, affidatagli in via esclusiva, a sessione avviata con le proprie credenziali e, quindi, con la possibilità di accedere indebitamente ad aree del tutto riservate".
Etichette: cassazione, dati, incustodito, licenziamento, pc, sicurezza
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