2005-2013... ci vediamo in Rete (ovvero, questo blog chiude)
Dopo otto anni questo blog chiude.
Per la verità era già "chiuso" da un pezzo, vista la scarsità di post nuovi.
Rimarrà online, a futura memoria, finché blogspot non staccherà la spina, ma non verrà più aggiornato.
Usare eMule sul posto di lavoro non giustifica il licenziamento
Con sentenza n. 26397 del 26 novembre 2013 , la Corte di Cassazione Sezione Lavoro ha confermato la pronuncia del 30 giugno 2010 della Corte di Appello di Roma (a sua volta confermativa della decisione di primo grado) che aveva dichiarato l’illegittimità del licenziamento disciplinare di un lavoratore cui era stata contestata l’installazione sul pc aziendale del programma di file-sharing, Emule.
Come noto, si tratta di un software dedicato alla condivisione di file con cui l’utente mette a disposizione degli altri soggetti che abbiano scaricato il medesimo programma una porzione del proprio hard disk i cui contenuti possono così essere visti e scaricati da terzi.
Nel caso di specie, l’azienda lamentava, tra le altre cose, proprio la circostanza che il predetto programma ponesse in serio pericolo la riservatezza dei dati conservati sul pc consentendone l’accesso ad estranei.
Presi per il Web
Da domenica 15 settembre, alle ore 19:45, andrà in onda su
RadioRadicale "Presi per il Web", uno spazio di approfondimento politico sui diritti digitali e sulla libertà della Rete. In studio, con il sottoscritto, ci saranno Marco Perduca, già senatore Radicale nella scorsa legislatura e
Fulvio Sarzana.
La prima puntata affronterà le nuove forme di censura online. Interverranno Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni sulla controllo della società dei "big data"; Valentina Nappi, giovane pornostar italiana il cui video di protesta contro il femminicidio è stato più volte rimosso da Youtube; Yuri Guaiana, segretario dell'Associazione Radicale "Certi Diritti" la cui campagna "dai corpo ai tuoi diritti" creò problemi a Facebook; Fabio Chiusi, giornalista attento alle tematiche relative alle tecniche di repressione e dissidenza digitale, conseguenze sociali e politiche dello sviluppo tecnologico e Marco Pierani, Responsabile relazioni istituzionali di AltroConsumo, la principale associazione italiana di consumatori".
Sarà possibile interagire con gli ospiti via twitter con l'hashtag
#presiperilweb (account ufficiale
@presiperilweb) o tramite la pagina facebook di Presi per il Web (
www.facebook.com/presiperilweb).
L'estate sta finendo
Per il blog quello appena passato é stato un anno quasi "sabbatico", sempre in bilico tra l'abbandono e la voglia di rinnovamento.
Da settembre riprenderò ad aggiornarlo con maggiore frequenza anche in ragione del dottorato di ricerca intrapreso che mi porterà a seguire con attenzione tutto quanto ruota attorno al mondo degli UGC e delle piattaforme che li ospitano.
A tal proposito segnala da subito la nuova versione di DIMT, www.dimt.it, la rivista online dell'Universitá Europea di Roma, del cui comitato di redazione faccio parte e che sará uno dei miei impegni universitari dell'imminente autunno.
Spero ci saranno tante novità di cui riprendere a discutere insieme. Le aspetto a braccia aperte e con il migliore dei sorrisi.
Stay wired!
Corriere delle Comunicazioni: Copyright: "Posteraro sbaglia sul ruolo dei provider"
di Fulvio Sarzana, Marco Pierani, Marco Scialdone
Abbiamo letto con attenzione
le osservazioni del Commissario Posteraro
che giungono, dunque, da una sede qualificata. Il Commissario parla di
inesattezze che è doveroso verificare. Probabilmente Posteraro ha scarsa
dimestichezza con le cose della rete, pur essendo un insigne studioso.
I provider italiani di accesso (che, come noto, non sono gli hosting
provider, né i gestori dei siti, né altre figure inventate di sana
pianta dallo schema di regolamento posto in consultazione), qualora si
trovino di fronte ad un ordine dell’autorità giudiziaria concernente un
sito collocato all’estero, non possono rimuovere selettivamente i
contenuti sullo stesso ospitati, ma possono unicamente rendere
inaccessibile l’intero sito, quand’anche il contenuto “illecito” sia di
modesta entità o sia relativo ad una minima parte del sito in questione.
Il recente caso di “Rapidgator”,
il cui accesso dall’Italia è stato interamente inibito per la presenza
di un unico file in violazione del diritto d’autore, evidentemente non
ha insegnato nulla circa la pericolosità di simili misure.
L'epilogo (ovvero, sono stato pagato dalla Gestione Link SpA)
Proprio oggi Gestione Link SpA ha provveduto a saldare l'intera somma portata nel decreto ingiuntivo.
Ringrazio tutte le persone che negli ultimi due mesi si sono interessate della vicenda, a cominciare dell'On. Claudia Mannino del M5S.
"Cara Link Campus University, perché non mi paghi?": il tormentone estivo finisce in Parlamento (grazie anche agli Open Data). UPDATED
Qui trovate il testo dell'interrogazione che è stata depositata nella giornata di ieri con la quale si chiede al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, nonché al Ministro per la Coesione Territoriale
"quali iniziative e provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare per impedire il protrarsi della situazione illustrata, anche rispetto all'ipotesi di abusi nella gestione di contributi di origine comunitaria, e se intendano richiamare formalmente, per il tramite degli organi preposti, la Link Campus University al pagamento dei propri docenti, astenendosi da iniziative che possano pregiudicare il soddisfacimento delle pretese creditorie dagli stessi vantate".
Probabilmente, vi chiederete perché l'interrogazione è stata rivolta anche nei confronti del Ministro per la Coesione Territoriale.
Come si legge nell'interrogazione "mentre la Gestione Link S.p.A. è inadempiente rispetto agli obblighi contrattualmente assunti, la fondazione Link Campus University risulta destinataria di contributi pubblici nell'ambito di programmi cofinanziati con Fondi Strutturali europei per euro 175.374,00 (fonte www.opencoesione.gov.it); avvalendosi di due strutture formalmente distinte, la Link Campus University, da un lato, si avvale della collaborazione di docenti e studiosi senza corrispondere compenso alcuno, dall'altro, beneficia di ingenti contributi pubblici".
Nel mio piccolo, continuo a chiedere una risposta pubblica, una richiesta che da 16 giorni sto rilanciando su Twitter e che sta diventando un tormentone estivo: "Cara Link Campus, perché non mi paghi?"
AGGIORNAMENTO del 26 luglio 2013: la Gestione link S.p.A. mi ha corrisposto per intero la somma portata nel decreto ingiuntivo.